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Luna allo zenith. Testo russo a fronte - Anna Achmàtova - copertina
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Luna allo zenith. Testo russo a fronte - Anna Achmàtova - copertina

Descrizione


Nata a Odessa nel 1889 e morta a Mosca nel 1966, la vita di Anna Achmatova si è intrecciata con la storia del suo Paese, e anche con le tragedie di quella storia; basti pensare che il suo primo marito, il poeta Nikolaj Gumilëv, venne fucilato nel 1921 con l’accusa di attività controrivoluzionaria; che il suo unico figlio, Lev, venne arrestato e condannato ai lavori forzati nel 1938; e che lei stessa fu continuamente ostacolata dal regime sovietico – che accusava i suoi versi di pessimismo nevrotico e di erotismo malato – e venne espulsa dall’Unione degli Scrittori. In realtà l’Achmatova si ricollegava a ciò che c’era di più alto, e ancora fertile, nella grande tradizione della letteratura russa fra Otto e Novecento, da Puskin a Blok; e lo faceva rifiutando, come scrive Carnevali nella prefazione, ogni «compiacimento estetizzante», ogni «tentativo di evasione». La sua voleva essere innanzitutto poesia della realtà, e «la stessa misura del suo tono lirico, la precisione del dettaglio, la sobrietà insomma del linguaggio conferiscono tanta più intensità, intima tensione drammatica ai suoi versi». Questa raccolta delle poesie di Anna Achmatova, che uscì in prima edizione nel 1962 e dunque solo quattro anni prima della scomparsa della grande poetessa russa, resta a tutt’oggi la più completa e organica antologia della sua opera poetica in edizione italiana; anche per questo, riproponendola oggi a distanza di oltre cinquant’anni, abbiamo preferito lasciare intatto il lavoro del traduttore e curatore, Bruno Carnevali, anche per quanto riguarda l’apparato critico-bibliografico.
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Dettagli

2021
28 ottobre 2021
416 p., Brossura
9788836818570

Conosci l'autore

Anna Achmàtova

1889, Bol'šoj Fontan

Anna Achmatova è stata una delle più importanti poetesse russe. Fece parte della Corporazione dei poeti, il gruppo acmeista capeggiato da Gumilëv, suo primo marito. Esordì con due volumi di liriche (Sera, 1912, e Rosario, 1914), che dell’acmeismo riprendevano il gusto per una poesia dal lessico compatto e dai precisi contorni architettonici. L’originalità dell’A. si rivelò nel taglio discorsivo e intimistico delle sue poesie, quasi sempre imperniate sugli aspetti dimessi e quotidiani dell’amore. Dopo la pubblicazione di Lo stormo bianco (1917) e Anno Domini MCMXXI (1922), in cui compaiono spunti di poesia civile e religiosa, la A. serbò, per ragioni politiche, un lungo silenzio, solo a tratti interrotto da liriche dense...

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