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“Il desiderium, l’unica qualità sincera di tutti gli uomini, è inesplorato”. Ernst Bloch
Il desiderio è il tema sotterraneo della filosofia di Ernst Bloch. Seguendo questo nodo teorico si comprende perché il suo pensiero utopico abbia nell’oltrepassare il proprio fulcro. L’ontologia del non-ancora, riletta a partire dalla dialettica del desiderio tra luce e oscurità, tra presenza e assenza, tra eccedenza e mancanza, diventa un pensiero dell’incompiutezza feconda: non solo la coscienza, ma la stessa materia è attraversata da quell’oscurità, da quell’impossibilità a coincidere con se stessa che nutre e alimenta il divenire. E il desiderio, nella tensione dialettica tra luce e oscurità, assume i toni del blu nella filosofia dell’arte, del rosso nella filosofia dell’amore e della politica, del giallo-oro in una filosofia che si ribella a Dio per risolversi infine in mistica della prossimità. Così un pensiero dell’immanenza, o del «trascendere senza trascendenza», finisce per farsi garanzia – forse nonostante se stesso – della differenza ontologica tra uomo e natura, soggetto e oggetto, forma e materia, pensiero ed essere.
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