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La locandiera di Goldoni per Luchino Visconti - Federica Mazzocchi - copertina
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La locandiera di Goldoni per Luchino Visconti
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La locandiera di Goldoni per Luchino Visconti - Federica Mazzocchi - copertina

Descrizione


Il volume analizza "La locandiera" del 1952, vertice della creatività teatrale di Luchino Visconti. Modello di un modo radicalmente nuovo di rappresentare le commedie dell'autore veneziano, lo spettacolo sfida una consolidata tradizione scenica. Il taglio rigoroso e realistico, filtrato da un attento interesse storico e sociologico, una protagonista razionale e volitiva, finalmente libera dagli stereotipi di una scontata civetteria femminile, le originali "citazioni" dal romanzo settecentesco, dal melodramma e dalla pittura contemporanea sono gli ingredienti di una regia che ha ispirato la storia degli allestimenti goldoniani del secondo Novecento.
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Dettagli

2003
1 giugno 2003
236 p.
9788846706928

Voce della critica

"Una compagnia italiana che non recita all'italiana ", una rappresentazione il cui pregio è il "realismo", un Goldoni che "finalmente ci riguarda, proprio perché è collocato storicamente, all'alba dei tempi moderni, nel momento in cui l'affettività umana, anche se ancora incarnata nei tipi, comincia a socializzarsi, a divenire prosaica, ad abbandonare la pura algebra delle 'combinazioni' amorose per impegnarsi, compromettersi in una vita obiettiva, quella del denaro e delle condizioni sociali, degli oggetti e del lavoro umano". Così sintetizzava Roland Barthes le qualità fortemente innovative della Locandiera messa in scena da Visconti rispetto a una tradizione di rappresentazione a lungo ribadita, che pretendeva di rifarsi a una supposta maniera settecentesca, con una Mirandolina civetta tutta inchini e moine ai suoi corteggiatori, imprigionata in un cliché ottocentesco del tutto estraneo alla concezione di teatro di Goldoni. Un realismo, come sottolinea a più riprese Federica Mazzocchi, molto à la Visconti, in cui svettano i temi della solitudine, della conflittualità fra i sessi, della negazione del desiderio, della perenne impossibilità dell'amore. L'autrice percorre in ogni sua piega la storia di questo allestimento epocale di Luchino Visconti che, datato 1952 (stesso anno delle Tre sorelle di Cechov, altro apice viscontiano), segna un punto di svolta che influenzerà tutte le successive letture registiche del testo goldoniano. Il volume apre con un'ampia introduzione alla vita e al lavoro drammaturgico di Visconti, sempre a confronto con le altre sue attività, seguono analisi del testo e della complessa elaborazione viscontiana e una ricostruzione dello spettacolo, basata, poiché non ne esiste una registrazione visiva, sui copioni con le note del regista, sui bozzetti e le foto di scena, su critiche e recensioni (delle quali è riportata anche un'antologia, da cui la citazione di Barthes, che assistette a Parigi a una versione di quattro anni successiva).

Giuliana Olivero

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