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Questa selezione di 25 sonetti di Walter Benjamin fa parte dell'unica opera poetica del filosofo tedesco, composta tra il 1915 e il 1925, e rimasta manoscritta fino al 1981, per essere pubblicata poi in Italia da Einaudi. L'editrice pistoiese Via del Vento la propone nella nuova traduzione e cura di Claudia Ciardi, che così la commenta nella postfazione: "La forza lirica di Benjamin, lettore di Hoelderlin e Rilke, vi si esprime in maniera originale, pur nell'ambito della tradizione del sonetto europeo". Si tratta di liriche composte in ricordo dell'amico poeta Christoph Friedrich Heinle, morto suicida nel 1914: una sorta di viaggio sensuale e romantico, rigorosamente inscritto nei canoni della classicità, teso al recupero di una figura amata, e immerso nelle ombre di una natura lussureggiante e partecipe, palpitante dello struggimento che deriva da qualsiasi separazione, e dal vuoto doloroso di un'assenza. Benjamin supplica l'amico in un dialogo sospeso nell'attesa di una risposta che non può più arrivare, rivolgendosi a lui con un tu implorante: "Se avessi divinato il tempo del tuo morire al mondo/ la natura avanti a te nella fine sarebbe precipitata", "se in me soltanto il tuo nome consacrato/ innalzi come amen sconfinato senza icona", "sul bordo del cammino siede/ la morte al posto tuo e io nel bosco sono/ più smarrito di un cespuglio e di un albero nella notte", "Amico mio, fu tolto a me il tuo esserci,/ ti bramo come il dormiente la corona/ tra i capelli, cercandoti nelle ore scure". L'ombra, la notte, l'angoscia della solitudine invadono l'atmosfera onirica di questi versi, sulle orme di Novalis, di Baudelaire, di Trakl: rari i raggi di sole, le radure chiare, l'aria mattutina a cui chiedere conforto e refrigerio: "Come può rallegrarmi l'irradiarsi di questo giorno/ se con me non entri nei boschi..." Ma proprio e solo nell'immersione nella natura Benjamin cerca di trovare, nella più pura delle tradizioni letterarie, conforto e rispondenza al suo dolore.
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