Lezioni di storia «Possibile»

recensione di Revelli, M., L'Indice 1986, n.10

"Potere" e "Rivoluzione" sono i termini chiave che sottendono l'impianto teorico di quest'ultimo volume di Rodano. E non v'è da stupirsi, se si tien conto del tempo e del luogo in cui esso fu concepito. Vi si raccolgono, infatti, 34 lezioni di un più ampio ciclo di "Storia del pensiero politico" tenuto in un periodo culturalmente incandescente - tra il maggio 1968 e il giugno 1969 - presso la Scuola italiana di scienze politiche ed economiche (Sispe) - fondata, appunto, da Napoleoni e da Rodano in aperta polemica con gli esiti conservatori e legittimanti dell'esistenza propri delle tendenze empiriste e fenomenologiche delle scienze sociali e politiche. Potere e rivoluzione intesi qui, come poli di una concezione umanistica e razionalistica della storia che pur riconoscendone le aperture a "possibili" soluzioni diverse da quelle "date", non rinunzia a ricondurre i grandi momenti di rottura, di transizione da un "sistema" a un altro, da un potere egemonico a un altro - le grandi "rivoluzioni", quindi - a nessi razionali di continuità. Tema cruciale è, infatti, un decisivo momento di transizione - il passaggio dal cosiddetto "sistema signorile" alla società borghese - e la critica della lettura che ne diede Marx.. Il quale è accusato di aver sottovalutato, riducendolo a mera "ideologia", il momento della "causazione ideale" dell'autoconsapevolezza dell'uomo, e di esser rimasto sostanzialmente subalterno, nella propria antropologia, al modello "signorile" (fondato sul rifiuto del lavoro, sull'affermazione di un'eguaglianza "assoluta" anche se non universale, su un concetto di libertà totale). Ma al di sotto di questo tema - facendone, in un certo senso, pretesto per più ampie considerazioni - si agitano tutti i temi critici del momento: la difficile definizione di un concetto di eguaglianza praticabile storicamente, ricercata qui lungo le derive del pensiero cristiano e in particolare nella teologia paolina; la crisi del socialismo reale e, specularmente, le difficoltà del cattolicesimo politico, legate entrambe - nella lettura rodaniana - a una subalternità del concetto marxiano di rivoluzione e della filosofia della storia cristiana a una qualche aspirazione all'"assoluto"; la difficoltà, infine, di impostare in termini radicalmente nuovi il concetto di rivoluzione proletaria, fondandolo su un'antropologia questa volta totalmente "altra" rispetto all'antica ideologia "signorile" . Un'antropologia da fondarsi su quella rivalutazione della finitezza dell'uomo accettata come valore, di cui Rodano dimostra l'esistenza esplicita in San Paolo. Un quadro, questo, in cui è difficile non intravvedere, tra i tanti temi d'attualità, anche il profilarsi in filigrana di quella teologia laica da cui nacque il "compromesso storico".