La lezione del maestro

Un po' lento nel suo iniziale svolgimento, vale la pena di proseguire, per riflettere: non ci sono lezioni e non ci sono maestri. Questa è la lezione dello scrittore della Lezione del maestro.

Io lo definirei gotico psicologico. Gotico perché ci sono queste presenze di fantasmi, pagine di tensione per il lettore. Psicologico perché è al lettore che spetta capire cosa è vero e cosa no, inventarsi un finale. James ha scritto un'opera che non fa paura in senso horror, ma che inquieta e le ultime pagine ne sono la dimostrazione lampante. E' un romanzo fatto di tanti non detti, frasi a metà, quando si capisce qualcosa poi si scopre che non è così. Anche il rapporto tra governante e bambini, specialmente Miles non è chiaro al 100%. Trovo sia uno di quei libri da leggere in un club del libro perché potrà venirne fuori una discussione interessante.

Questo libro ci dimostra che la bellezza ha radici nella necessità insieme naturale e spirituale delle fatiche dell'attività Mercantile o dell'intelligenza politica e che il suo prezzo segreto è la rinuncia, lo spirito della consapevolezza etrusca che è un limite e ritegno al trasmodare di ogni vanità decorativa. La sua forza nello scrivere è un'eleganza della fedeltà alle antichissime tradizioni dell'arte tramandate da uomo uomo, e il suo rinnovarsi un affondare in quelle tradizioni, in ciò che hanno appunto di più arcano e non nella mera forma, che non può non volgersi in una pura archeologia, sovrastruttura o mutilazione del romanzo stesso. È dunque, per noi leggere questo libro smagliante, ritrovare in filigrana la storia vera di una leggenda, la precisa situazione in termini architettonici, dei veri paradisi dove una città riuscì a difendere una sua incomparabile arte del vivere. Magnifico.