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Lettres sur la danse, sur les ballets et les arts (1803) - Jean­Georges Noverre - copertina
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Lettres sur la danse, sur les ballets et les arts (1803)
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Lettres sur la danse, sur les ballets et les arts (1803) - Jean­Georges Noverre - copertina

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LIM
2012
1 aprile 2012
576 p.
9788870966480

Voce della critica

  Nel 1760 il coreografo Noverre (1727-1810) pubblicava Lettres sur la danse et sur les ballets, caposaldo delle coeve e successive teorie sul balletto d'azione e principale testimonianza della vivacità del dibattito culturale, su scala europea, sulla danza come arte imitatrice. All'edizione del 1760 ne seguirono altre, riviste e integrate con nuove idee, fra cui quella del 1803, oggi tradotta per la prima volta in italiano in questa edizione moderna, che raccoglie i fondamentali scritti di Noverre e li compendia con una ricchissima ed esaustiva sezione critica di Flavia Pappacena sulla complessità del suo pensiero e sul contesto storico-artistico dell'epoca, un'appendice biografica e bibliografica e le illustrazioni dei figurini di Boquet per i balletti. La scelta di tradurre l'edizione di San Pietroburgo è importante perché mette a confronto un primo gruppo di lettere, raccolte nel tomo I, con gli scritti della maturità, che vanno a costituire il tomo II, cogliendo quindi l'evoluzione della riflessione noverriana in circa quarant'anni di carriera come maitre de ballet nei principali centri europei. La seconda parte, infatti, completa il quadro teorico con temi che non vengono trattati in quella precedente, ad esempio la trasposizione di drammi in balletti, frutto di una pratica coreografica che Noverre sperimenta più tardi nella sua vita. Gli scritti qui tradotti da Alessandra Alberti restituiscono la complessità delle problematiche estetiche sul balletto d'azione e rimandano a un quadro più generale della storia delle arti, con numerosi riferimenti al teatro coevo (Diderot, Garrick) e ai modelli pittorici (Boucher, le Brun, ma anche Raffaello, Michelangelo), in cui la danza viene a pieno diritto inserita accanto alla pittura e alla poesia fra le arti in grado di imitare la natura, ossia rappresentare le passioni. È con il nuovo genere del ballet d'action e attraverso la pantomima che Noverre intende conferire spessore culturale e dignità narrativa al balletto, insieme ad altri pensatori e coreografi del suo tempo, come il collega Gasparo Angiolini, ma anche gli intellettuali dell'Encyclopédie. Il loro bersaglio era la danza "meccanica" che si praticava nei teatri ufficiali, l'Opéra di Parigi in primo luogo, dove tra un atto e l'altro di opere o drammi il balletto era concepito come un intermezzo piacevole per l'occhio, ma incapace di commuovere gli animi. Relegato quindi a un ruolo secondario, esso risultava privo di autorevolezza e di autonomia in quanto genere drammatico, nonostante i titoli rimandassero alla mitologia o a storie note dell'immaginario comune. Quest'opera rappresenta uno snodo centrale nella storia della danza europea, tanto da essere presa come punto di riferimento dai coreografi posteriori, in diversi momenti storici, con il fine di riconfermare la qualità imitativa della danza contro il virtuosismo fine a se stesso e le formule convenzionali del genere. Pensiamo alle analogie con i principi di Mikhail Fokin, primo coreografo dei Balletti Russi di Djagilev, il quale non fece che ribadire i concetti base esplicitati da Noverre. Con acume e dovizia di dettagli il coreografo francese espose le sue teorie, e con una mole di argomenti trattati che vanno dalle questioni già dette alla struttura narrativa dei balletti, alla composizione "pittorica" del quadro danzato, alla varietà tematica, alla concezione del balletto come spettacolo totale, il cui approfondimento non possiamo che lasciare alla lettura diretta del testo. Annamaria Corea

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