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Questo libretto è una testimonianza d’Amore: Amore tra i genitori; Amore per i genitori da parte di una Figlia la quale, dopo la loro scomparsa, si trova il patrimonio di tre scatole di cartone, contenenti le 750 lettere che essi si erano scambiati nel periodo tra il primo incontro, alla fine di settembre 1946, e il matrimonio, l’1 dicembre 1949. Leggere le loro lettere, scoprire com’erano da giovani, quali tracce aveva lasciato in loro la tragedia della guerra era una sorta di completamento di un’esperienza, un…chiudere il cerchio. Davanti agli occhi e al cuore di Lydia, l’amore tra i due diventa adulto; classico Amour/ Passion che si nutre, vive di ostacoli: la malattia di lei, la diffidenza degli altri. La scrittrice sente il legame tra le generazioni, valore che, nella cultura ebraica, è pietra miliare. Un valore che prescinde dalla fede e dalla pratica religiosa, com’è nei protagonisti della nostra storia. “Non è sconvolgente essere legati così, una generazione dopo l’altra, ad una storia unica?” riflette. Di generazione in generazione. Midor, Ledor. Il libro, è semplice, nella struttura, ma ricco di spunti e contenuti. Tra i tanti: il sentimento ambivalente della Madre circa le proprie origini o il lungo Silenzio dei Sopravvissuti; su ciò che era stato il loro patire “impossibile da raccontare, impossibile da credere”. Che significa essere Figli di Sopravvissuti alla Shoah? Molti hanno dato risposte, tutte diverse. Il trauma ereditato deve spegnersi, perdere forza, ma ciò è possibile? Il Padre: Lydia aveva deciso di diventare psicanalista per “analizzare, curare” il dolore di lui, il quale per tutta la vita aveva accudito la moglie, ma serbava dentro di sé, ben nascosti, emozioni e sentimenti, che “riguardavano storie del passato che mi sfuggivano”. Ma il Dolore era stato sconfitto dall’Amore. Un Amore che va oltre il Tempo.
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