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Letterati d'Italia. Introduzione al «Giornale» (1710) - Scipione Maffei - copertina
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Letterati d'Italia. Introduzione al «Giornale» (1710) - Scipione Maffei - copertina
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Descrizione


Venezia, primi mesi del 1710: dopo quasi due anni di preparazione esce il "Giornale de' Letterati d'Italia", che riscuote immediato successo e sarà pubblicato con cadenza trimestrale fino al 1724, e poi, a intervalli più irregolari, per altri sedici anni. I tre promotori dell'impresa erano il veneziano Apostolo Zeno, riformatore della poesia per musica, il padovano Antonio Vallisneri, noto scienzato, e il veronese marchese Scipione Maffei, grande erudito e autore dell Introduzione al "Giornale" che nel terzo centenario della rivista viene ora riproposta. Maffei traccia un'informatissima ricostruzione storica e comparativa della stampa periodica italiana ed europea, attenta anche al mondo protestante. L'aspirazione del "Giornale" è colmare l'assenza dell'Italia dal circuito europeo della "Repubblica delle lettere" e rilanciare la cultura e la letteratura nazionale misconosciuta dagli "ultramontani", che la identificavano nel "cattivo gusto" barocco. La rivista si presenta quindi come voce e strumento per l'informazione letteraria italiana, gravata dalla lentezza dei contatti fra le diverse realtà della penisola e dalle difficoltà dei letterati a dedicarsi interamente agli studi. La capacità di intercettare le esigenze di rinnovamento della cultura del tempo consentirà al periodico di rivestire un ruolo di primo piano nel dibattito culturale e scientifico dell'Italia del primo Settecento.
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Dettagli

2009
8 settembre 2010
67 p., Brossura
9788831799881

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Scipione Maffei

(Verona 1675-1755) erudito e letterato italiano. Di nobile famiglia, nel 1710 fondò con A. Zeno e A. Vallisnieri il «Giornale de’ letterati d’Italia». La sua multiforme attività puntò coraggiosamente sullo svecchiamento delle strutture sociali e culturali italiane, costituendo così (insieme a quella di L.A. Muratori) una tappa fondamentale nel trapasso dall’età degli eruditi all’età dei riformatori. Una sostanziale omogeneità di intenti è infatti sottesa alle sue diverse opere, iniziative e polemiche: la lotta contro i pregiudizi di casta è consegnata all’opuscolo Della scienza chiamata cavalleresca (1710); alla critica delle superstizioni mirano i trattati De fabula equestris ordinis costantiniani (1717), Arte magica dileguata (1749) e Arte magica annichilata (1754); un sensibile progresso...

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