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Leningrado - Giuseppe Tornatore,Massimo De Rita - copertina
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Leningrado

Descrizione


Un film che non è stato mai realizzato ma che rimane come sceneggiatura dalla forza narrativa straordinaria. L’assedio di Leningrado viene raccontato senza censure: il gelo, la fame, la colla impastata come farina, l’orrore del cannibalismo.

«Secondo i calcoli di Adolf Hitler, che aveva già fissato i festeggiamenti per la capitolazione all’Hotel Astoria di Leningrado per il 9 agosto 1942, in tre mesi sarebbero stati tutti sterminati. E invece hanno resistito tre anni, anche se le scorte di viveri della città isolata bastavano per soli 30 giorni. Questa vicenda è più che mai attuale, una grandiosa metafora della contemporaneità» - Giuseppe Tornatore

Dal settembre del 1941 al gennaio del 1944 Leningrado venne accerchiata dall’esercito tedesco; morirono un milione di persone, metà della popolazione. Hitler aveva deciso di cancellare la città più europea ed evoluta di tutta la Russia, la grandiosa Pietroburgo costruita dallo Zar Pietro il Grande; contava di farla capitolare in pochi giorni, gli abitanti invece resistettero quasi tre anni: al nemico, alla fame, alle privazioni, al freddo. A un film sul drammatico assedio della città sovietica da parte dei nazisti stava lavorando Sergio Leone prima di morire; nel 2004 il progetto venne ripreso da Giuseppe Tornatore. La fonte, per entrambi, è il grandioso reportage di Harrison Salisbury, I 900 giorni, pubblicato nel 1969 (e diffuso in Russia solo dopo la caduta del Muro). Tornatore ha trascorso anni a leggere e rivedere testimonianze, film, ha fatto sopralluoghi, incontrato i sopravvissuti, ha ingaggiato uno stuolo di traduttori per studiare diari e documenti, immaginato gli attori. Ne è nata una sceneggiatura che il regista ha scritto insieme a Massimo De Rita; il film non è stato mai realizzato ma questa sceneggiatura ha una forza narrativa straordinaria. L’assedio di Leningrado viene raccontato senza censure: il gelo, la fame, la colla impastata come farina, l’orrore del cannibalismo, i corpi per strada, la disperazione degli abitanti e insieme il loro fortissimo desiderio di sopravvivenza; a Leningrado in quei mesi non cessarono concerti, non chiusero i teatri, i tesori dell’Ermitage vennero custoditi con ogni cura perché nulla andasse distrutto.
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Dettagli

2018
22 febbraio 2018
368 p., Brossura
9788838937491

Valutazioni e recensioni

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Lapo
Recensioni: 5/5

Leggere la sceneggiatura di un’opera filmica mai vista – come è il caso di questo libro – è un po’ come seguire la traccia di un’opera teatrale ignota: in entrambi i casi sarà compito del lettore ideare con la propria fantasia gli scenari, i rumori, i volti, le espressioni, i toni dei dialoghi. In questo caso una pellicola in bianco e nero – immagino io – immortalerà il dramma degli abitanti di Leningrado rimasti assediati per novecento giorni dalle truppe naziste. È fondamentale la sezione preliminare di Tornatore che racconta la tormentata vicenda di questa sceneggiatura e di come essa, nonostante gli elogi sperticati, non abbia trovato un produttore disposto a finanziare l’opera; e non soltanto, come adombrato nell’introduzione, perché fu l’Armata Rossa a liberare la città accerchiata e non invece le truppe americane, secondo gli stereotipi hollywoodiani, ma anche perché si tratta di una immane catastrofe umana senza respiro, senza tregua, dalla prima all’ultima parola (perciò dalla prima all’ultima scena), una scarica continua di pugni nello stomaco nel rivivere questa angosciosa pagina di Storia per uno spettatore ormai disabituato alle tragedie collettive.

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GIUSEPPE
Recensioni: 5/5

L'unico peccato è non poter vedere il film mai realizzato ma la forza straordinaria di questo testo non lascia spazio all'immaginazione. Tornatore è un vero maestro.

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GIOVANNI
Recensioni: 3/5

La parte più interessante è quella non-fiction ossia la descrizione della nascita, sviluppo e naufragio del progetto. Meno brillante la sceneggiatura stessa che in quanto tale mal si presta alla lettura.

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Voce della critica

Un assedio feroce, una città viva, il non film di Tornatore

Un libro e due storie. La prima è quella di uno dei più grandi film che in Italia siano mai stati progettati (ma mai girato) dal budget vicino ai 100 milioni di dollari. L’altra è quella di una famiglia di Leningrado durante i 900 giorni di assedio della città da parte dei nazisti: dal settembre del 1941 al gennaio del 1944. Sono contenute nel libro edito di recente da Sellerio Leningrado di Giuseppe Tornatore e Massimo De Rita. Un film e un progetto al quale stava già lavorando Sergio Leone prima di morire ma del quale oggi non resta nulla se non il racconto di un imponente piano sequenza che avrebbe dovuto aprire la pellicola.

A Tornatore, racconta lo stesso regista nell’introduzione al libro che altro non è che la sceneggiatura del film, viene proposto nel 1994 di girare un film sull’assedio di Leningrado, episodio storico che non conosce direttamente se non tramite i racconti che ha ascoltato sul progetto di Leone. Si documenta, viaggia in Russia e raccoglie materiali. Scrive la sceneggiatura che viene letta negli Usa ma anche in Russia oltre che in Italia. Ma nessuno finanzia l’impresa che adesso è diventata un libro. Un libro che è la sceneggiatura la cui prima stesura risale al 2004 (dieci anni dopo la proposta) e racconta anche la storia della famiglia Ivanov: padre fotografo, madre musicista, una nonna e due bambini nei giorni dell’assedio. E leggere quelle pagine è quasi come vederlo quel film che non è mai stato girato.

Difficile solo immaginare quello che può accadere in una città di tre milioni di abitanti messa sotto assedio e senza rifornimenti per due anni e mezzo. Difficile descrivere il milione di morti alcuni dei quali non venivano più neanche sepolti per mancanza di forze per lo scavo delle tombe. Difficile riportare sullo schermo anche gli episodi di cannibalismo che si verificarono. L’importanza delle tessere annonarie che potevano valere anche più di una vita stessa. O l’ottusità della polizia sovietica che impediva di tenere diari perché potevano fornire informazioni al nemico. La città come un immenso campo di concentramento che nelle intenzioni di Hitler e dei suoi strateghi e nutrizionisti doveva cadere in tre mesi ma che resiste per 900 giorni. Una città isolata anche dalla stessa Unione Sovietica di Stalin e quindi, in un certo senso, “libera”. E così la vita intellettuale della città non si fermò mai all’Hermitage o al teatro Kirov e Dimitri Shostakovic compose la sua settima sinfonia dedicata propria alla città sotto assedio ma anche allo spirito dei leningradesi.

Recensione di Antonio Giordano

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Conosci l'autore

Giuseppe Tornatore

1956, Bagheria

Giuseppe Tornatore nasce nel 1956 a Bagheria in Sicilia e giovanissimo inizia ad occuparsi prima di teatro (mettendo in scena testi di Eduardo e di Pirandello con una filodrammatica) poi di cinema. Per guadagnare qualcosa fa film in super 8 per i matrimoni. Inizia la vera e propria professione girando documentari per la Rai e con uno di questi, Le minoranze etniche in Sicilia, vince il festival di Salerno. Con la regia della seconda unità di Cento giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara del 1984 ha inizio la sua attività di regista cinematografico. Tornatore è anche produttore e co-sceneggiatore di questo film.Nel 1986 si ha il suo primo film, Il Camorrista con Ben Gazzarra, Leo Gullotta e la musica di Nicola Piovani: per essere al suo primo lungometraggio vengono...

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