Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 1 lista dei desideri
Lavoratori negli Stati Uniti. Storia e culture politiche dalla schiavitù all'IWW
Attualmente non disponibile
17,17 €
-5% 18,07 €
17,17 € 18,07 € -5%
Attualmente non disp.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
17,17 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
17,17 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Chiudi

Dettagli

2009
1 gennaio 2009
328 p.
9788876950711

Voce della critica

SOLLORS, WERNER, Alchimie d'America. Identità etnica e cultura nazionale

CARTOSIO, BRUNO, Lavoratori negli Stati Uniti
recensione di Venturini, N., L'Indice 1991, n. 6

Vi sono libri che, a seconda del momento storico, fanno risuonare echi diversi nei lettori. Perciò ci colpiscono, rilette oggi, le conclusioni in cui Sollors tenta di tirare le fila del suo lavoro ed individuare quella identità americana che aveva inseguito nei materiali più diversi: letteratura e teatro, autobiografie d'immigrati, testi religiosi, film, studi antropologici e sociologici. Nelle sue conclusioni, afferma: "La retorica dell'eccezionalità americana... può facilmente ribaltare le sue origini idealistiche, finendo con l'essere soltanto un supporto per il nazionalismo di una delle superpotenze mondiali" (p. 318). L'America non è infatti la "Nazione delle nazioni", ma "una nazione pluri-etnica fra altre nazioni pluri-etniche". Tuttavia, il mito della rigenerazione, che accompagn• i Padri Pellegrini, è divenuto patrimonio di tutte le etnie immigrate: la scelta di abbandonare il vecchio mondo prima, e la rinascita poi, sono ciò che caratterizza l'America. Per questo motivo, Sollors critica le metodologie che definiscono un gruppo etnico in antitesi a un immaginario standard americano, e utilizza i concetti di "consenso" e "discendenza" (come appare dal titolo originale: "Beyond Ethnicity. Consent and Descent in American Culture"). "Il cuore del problema è che, nell'attuale clima, gli americani, consapevoli della centralità del consenso, desiderano attribuire un'importanza cruciale alle distinzioni etniche, a differenze che ritengono basate esclusivamente sulla discendenza, anche se lontanissima o scelta e costruita in modo artificiale" (p. 16). La costruzione della "identità americana" fra questi due poli - la discendenza etnica ed il consenso all'America - costituisce dunque la materia di questo libro: "Essere americano non è una cosa che si eredita ma una cosa che si conquista" (Perry Miller).
Si tratta di un libro di lettura non facile, perché Sollors procede in modo tutt'altro che rettilineo, lasciando affiorare poco alla volta i nodi centrali da un mare di citazioni, rimandi, osservazioni apparentemente casuali (e forse non si è aiutati nella letteratura da una traduzione talvolta un po' faticosa e spenta). Tuttavia, si possono segnalare parecchi elementi interessanti: il primo capitolo analizza la storia del termine "etnicità" ed i suoi possibili significati (ad esempio in rapporto a razza o classe): "la sostanza dell'eroicità sta proprio in questi processi di costruzione di confini (mentali, culturali, sociali, morali, estetici e non necessariamente territoriali) che operano come segni distintivi di carattere culturale tra i vari gruppi". Perciò, citando Frederick Barth, è "il confine etnico che definisce il gruppo, non tanto il materiale culturale incluso all'interno"; e nell'ambito delle interazioni fra gruppi, il confine stabilisce sia l'appartenenza che l'esclusione (p. 34).
Sollors compie poi una dettagliata analisi della commedia del 1908 "The Melting Pot", che ha fornito una metafora dell'America con cui o contro cui si sono schierati, nel corso del Novecento, accademici, osservatori e politici, a seconda che propugnassero l'assimilazione dei gruppi etnici, oppure la conservazione dei tratti distintivi dell'etnia.
Tra tante suggestioni letterarie, tuttavia, affiora nel lettore il disagio per una sostanziale astoricità dell'intero lavoro: Sollors ignora, forse deliberatamente, due decenni di studi storici sui gruppi etnici americani, da cui emergono le loro condizioni di vita reali, in famiglia, nei quartieri, sul lavoro - in tutti i luoghi ed i momenti in cui appartenere alla prima generazione, alla seconda o alla terza, ha implicazioni che vanno ben oltre l'autoidentificazione simbolica.
L'esigenza di restituire dimensione storica al discorso sulla società plurietnica americana fa sicuramente apprezzare il libro di Cartosio, che raccoglie una serie di saggi scritti nell'arco di quindici anni, dal 1973 al 1989. In essi si delinea un percorso intellettuale e storiografico comune ad una generazione di studiosi europei ed americani, che prende le mosse dalle rivolte dei ghetti degli anni sessanta per avviarsi allo studio dei neri americani "da schiavi a proletari"; e poi a quello della classe operaia americana in tutte le componenti etniche, inclusa quella italiana. Il primo merito che si può riconoscere a Cartosio è quello della lucidità di analisi ed esposizione, di una chiarezza non solo ideologica, ma volta alla ricerca di categorie di indagine storica.
L'abolizione della schiavitù pose inediti problemi politici all'organizzazione del movimento operaio americano, che spesso rispose escludendo i neri da una serie di mestieri. D'altronde, le conquiste operaie indussero gli industriali sia all'importazione di manodopera, sia ad un profondo processo riorganizzativo della produzione. Per questo motivo, cinquant'anni dopo la guerra civile, negli Stati Uniti si era completato il passaggio dall'operaio di mestiere all'operaio-massa sprofessionalizzato, e lo stesso sviluppo del capitale era avanzato nel confronto con le lotte operaie: "un tale assunto permette di intendere con chiarezza come lo sviluppo appartenga, sia ai capitalisti sia agli operai'' (p.65).
I saggi raccolti da Cartosio in questo volume hanno alcuni elementi comuni: il primo è la capacità di evidenziare i collegamenti fra avvenimenti e problemi storiografici, evitando le segmentazioni della disciplina. Il secondo è l'individuazione di alcuni aspetti peculiari della società americana, che hanno avuto influenze determinanti sullo sviluppo del movimento operaio: non solo la questione della schiavitù, ma anche la stessa estensione geografica e diversificazione produttiva, che imponeva strategie organizzative e di lotta diverse, come emerge nella frattura fra i lavoratori dell'ovest e quelli dell'est all'interno degli Iww. Il terzo elemento comune ai saggi di Cartosio (legato ad un'altra peculiarità americana, la diversificazione etnica della classe operaia) è l'individuazione dei molti momenti di dialogo e dibattito fra segmenti del movimento operaio sulle due sponde dell'Atlantico. Dibattito che non era semplicemente teorico, ma nutrito delle esperienze dei lavoratori e dei militanti: socialisti ed anarchici tedeschi ebrei-russi, italiani (a questi ultimi sono dedicati tre saggi, importanti sia perché ricostruiscono una fase poco nota dell'esperienza italoamericana, sia perché la inseriscono nel più ampio contesto dello sviluppo americano).
In tal modo, si ribadisce quanto sia essenziale alla comprensione dello sviluppo sociale americano, l'apporto degli immigrati, "il contributo da essi dato alla cultura del loro paese d'adozione. La conflittualità industriale e l'organizzazione operaia sono parte enorme di quella cultura. Non solo: rappresentano l'unico terreno su cui le componenti autoctone o di vecchia immigrazione e quelle di immigrazione recente seppero stabilire dei rapporti e, per quanto sporadicamente, livelli anche alti d'integrazione" (p. 269).

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Bruno Cartosio

1943

Bruno Cartosio (1943) insegna Storia dell’America del Nord all’Università di Bergamo. Si occupa da anni di storia sociale e culturale degli Stati Uniti. Ha fondato e diretto “Ácoma. Rivista Internazionale di Studi Nordamericani”. Tra i suoi volumi: Anni inquieti. Società, media, ideologie negli Stati Uniti da Truman a Kennedy (1992), L’autunno degli Stati Uniti (1998), Da New York a Santa Fe (1999), Contadini e operai in rivolta (2003), Più temuti che amati. Gli Stati Uniti nel nuovo secolo (2005), Stati Uniti contemporanei. Dalla guerra civile a oggi (2010). Con Feltrinelli ha pubblicato New York e il moderno. Società, arte e architettura nella metropoli americana (1876-1917) (2007) e I lunghi anni sessanta. Movimenti sociali...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore