Last days of California

Di solito per ogni recensione preparo da un lato gli aspetti convincenti e dall’altra quelli meno. Per i primi mi avvalgo delle parti che mi piacciono di più, il cui numero di pagina riporto all’ultimo foglio, per ritrovarle e rileggerle (magari…). Ma per questo on the road visto attraverso gli occhi di una quindicenne costretta ad un viaggio non desiderato in compagnia di una famiglia sfilacciata, l’ultimo foglio è rimasto candido. In sostanza l’autrice ha voluto rappresentare, nel susseguirsi delle miglia e degli scenari, lo stesso substrato a base di squallore, superficialità, banalità, noia. E questo noioso ripetersi, dovendoci sorbire anche il pedissequo snocciolarsi delle varie “prelibatezze” disponibili nei vari McDonald Burger King e compagnia cantando, fa sì che il piacere della lettura si affievolisca già prima di metà strada, finendo per benedire la brevità di un’opera che avrebbe potuto dilungarsi, allo stesso modo, anche per 500, 1000 e più pagine. Opera che a tratti qualche sussulto ce l’ha, sia chiaro, ma pochi per giustificare un giudizio oltre la sufficienza.

Una storia on the road interessante e originale che, mentre racconta i pensieri, il disagio e l'impaccio di una qualsiasi adolescente, allo stesso tempo ci presenta una famiglia un po' disfunzionale e un'America di secondo ordine, fatta di fanatici religiosi, motel fatiscenti, catene di fast food, cittadine fantasma e lingue d'asfalto che attraversano il nulla più desolato. Scrittura precisa e trama convincente. Complimenti all'editore per la proposta e l'edizione pregiata.

Altro bel romanzo targato collana Black Coffee. Comincio a pensare che sia una garanzia di qualità. Ci troviamo di fronte ad una rivisitazione orginale del genere on the road. Il viaggio descritto dall'alutrice è un percorso personale, più che geografico. Niente spazi e vastità, niente stupore e senso di nichilismo davanti alla grande natura. Siamo nel venutnesimo secolo e la prtagonista è una quindicenne! Questo sembra volerci dire l'autrice. Quello che ho trovato più interessante è proprio questo contrasto. Sebbene i protagonisti attraversino mezza America, è come se non si spostassero di un solo chilometro, tanto sono stereotipati e sempre uguali a loro stessi i luoghi in cui si fermano (catene di alberghi, di fast food, identici in tutti gli Stati Uniti). Dall'altro lato, invece, le "tappe umane" del loro viaggio danno ritmo e dinamismo al romanzo. Non vedo l'ora di leggere alro di questa autrice e di questa fantastica collana!