Larchfield

Delusione totale. Ti aspetti di conoscere meglio un autore, così importante, e invece ti ritrovi una banale storia in cui Auden supporta la protagonista, ed è tratteggiato al peggio. Dov'è la poesia? La passione? L'arte? Non c'è nulla di tutto questo.

"Magico e trascendente...lirico e sorprendente" Eccolo qui, presente a ogni pagina, il demone della Poesia, quello che insegue gli animi sovversivi, i cuori ribelli, e li destina a una perpetua non appartenenza ai luoghi conformi. Un ardore che alimenta e si alimenta della solitudine degli spiriti liberi, che li accosta al sacramento laico del “diventerai quello che pensi di diventare”. Essere se stessi come necessità, condizione insindacabile contro l’invisibilità e il confinamento. Essere se stessi per dare il proprio contorno alla scrittura, all’amore, alla maternità, all'essere persona nel mondo; esserlo a dispetto di questo mondo che si chiude entro argini di sospetto, misure di congruenza. “Ci vuole coraggio per scegliere se stessi” ci dice il giovane Auden, poeta che inizia a a fare i conti con la realtà, mentre diventa specchio e rifugio ideale di Dora, che appoggia i suoi versi sul foglio con la matita “sentendo che le sue parole non meritassero l’inchiostro…che la sua esistenza, la sua visibilità era incerta”. La forza della scrittura, dei sogni e l’incontro di chi si riconosce: l’intreccio necessario per salvarsi dal vuoto della mediocrità a Larchfield come ovunque, ancora.