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recensione di Bini, G., L'Indice 1995, n. 6
L'associazione "Scuola e costituzione" è nata nel 1986 per riproporre il problema della difesa della scuola pubblica e del suo carattere laico. Nei suoi orientamenti generali e anche nelle persone di alcuni dei suoi esponenti più anziani si richiama a iniziative che hanno attraversato tutta la storia della repubblica, spesso promosse e dirette da associazioni e gruppi come l'Adsn (Associazione per la difesa della scuola nazionale) e l'Adesspi (Associazione per la difesa e lo sviluppo della scuola pubblica italiana). Il volume curato da Anna Maria Marenco apre la collana, diretta da Angelo Semeraro, "Laicità/Educazione" e mostra fra l'altro come il decennale lavoro dell'associazione sia servito agli studiosi e agli insegnanti che ne fanno parte per approfondire il significato di "laicità" in quanto termine relativo all'educazione e alle strutture formative come all'intera società, e a precisare la connotazione propositiva e costruttiva accanto a quella, in certo senso tradizionale, di difesa della scuola pubblica come sola possibile scuola di tutti; un aspetto questo certamente non superato in tempi di regime concordatario, di convenzioni sull'insegnamento religioso confessionale, di dichiarazioni provienienti da forze culturali e politiche della sinistra che rivelano l'orientamento verso un compromesso favorevole alla scuola privata confessionale. Il richiamo ai principi laici viene soprattutto da Mario Alighiero Manacorda, Antonio Santoni Rugiu, Raffaele Laporta. I loro scritti muovono da un inquadramento storico del problema, che è problema del rapporto fra stato e chiesa ma anche fra stato e cittadini, chiesa e fedeli: di libertà e di assetto democratico. "Sì: laicità è democrazia: non ci può essere l'una senza l'altra, questa è la nuova scommessa" scrive Manacorda.
Della parte che si è detta propositiva è momento centrale l'indicazione della necessità che l'educazione laica sia educazione a valori. Il termine "valori" è caduto in disgrazia, per così dire, presso la pedagogia laica dell'ultimo quindicennio, tutta tesa ad approfondire questioni di tecniche didattiche. C'è stata, scrive Semeraro, "una insidiosa miscela di pensiero debole, di ìpost histoireì, di antiumanesimo radicale", una "metafisica dell'efficienza", il prevalere d'una "didattica dei mezzi senza fini, del come senza perché". Vittorio Lanternari, Pierluigi Onorato, Aldo Visalberghi, Angelo Semeraro, Marcello Vigli ed Ettore Gelpi esplicitamente e implicitamente ci rammentano che senza valori non c'è educazione. Naturalmente, se si è laici, i valori non s'intendono come dati, n‚ come trascendenti n‚ come perenni, ma come elaborazione autonoma di regole e visioni generali, principi-guida, idee-forza nel vivo della nostra esperienza. Oggi, sottolinea Visalberghi, in quest'opera occorre aver presenti l'"imperativo ecologico", il bisogno d'un "nuovo universalismo etico", di idee che sostanzino la "qualità della vita": amicizia, amore, altruismo, solidarietà, affidabilità, spirito di fraternità e compassione.
È forse utile aggiungere una notazione, che può sfuggire a chi non abbia presenti tutti i termini della questione: valori laici significa molto più che valori dei "laici"; significa proposta di fini tali che possano essere condivisi e perseguiti da credenti e non credenti, nell'educazione e nella vita sociale e culturale. Proprio questo carattere garantisce che la loro presenza in un progetto educativo possa distinguere la scuola comune come scuola laica e democratica.
Se il libro contribuisse a una svolta tanto necessaria nella pedagogia italiana contemporanea - il ritorno a una ricerca del "principio educativo" - sarebbe un bellissimo risultato laico.
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