Le lacrime della tigre

Le prime tavole di Didier mi hanno molto richiamato Pratt per il sapiente gioco di luci e ombre, per il "silenzio-parlato" degli oggetti che ti guardano, dicono col silenzio e scompaiono nella successiva scena inghiottiti dal nero e dal bianco. E' una storia fantastica, avara di dialoghi, imperniata tutta sul disegno, su questi sguardi che si incrociano con gli occhi del lettore, coinvolgendolo ad un ruolo più attivo, in quanto deve riempire queste scene vuote con le fantasie che spontaneamente la sua mente evoca dai disegni. Senza svelare nulla sul finale, ho particolarmente apprezzato la filosofia della "rinascita" del popolo tigre fatta grazie a due esclusi, due "scarti della società", allontanati dal proprio popolo in quanto “diversi” ma prescelti per l'inizio di una nuova vita, giusto connubio tra l'uomo e gli animali. Un appunto finale per l’editore: è un gran peccato che un volumetto così non possa avere una pagina di presentazione che dica qualche cosa sull’autore, sulla sua opera o ancora meglio un commento dello stesso sulla sua storia…