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Stalin e Sostakovic. Lo straordinario rapporto tra il feroce dittatore e il grande musicista
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Stalin e Sostakovic. Lo straordinario rapporto tra il feroce dittatore e il grande musicista - Solomon Volkov - copertina
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Stalin e Sostakovic. Lo straordinario rapporto tra il feroce dittatore e il grande musicista

Descrizione


Il rapporto tra il musicista Dmitrij Sostakovic e Stalin è di grande complessità e fascino. Dopo la Rivoluzione d'Ottobre il giovane compositore era l'enfant prodige delle avanguardie, il fiore all'occhiello della nuova Unione Sovietica. Ma quando Stalin prese le redini del regime sovietico e impose il realismo come sola estetica, Sostakovic e la sua opera divennero sospetti. Il musicista rimase in qualche modo un artista "ufficiale", ma non ebbe vita facile, in un ambiente dove altri grandissimi artisti - come Mandel'stam, Bulgakov e Pasternak - subivano continue persecuzioni o finivano i loro giorni nelle cantine della polizia segreta o in Siberia. Per il musicista fu molto difficile restare fedele alla propria ispirazione: la sua fu una lotta incessante, implacabile, a tratti commovente, per la propria sopravvivenza: quella fisica, e quella creativa.
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Dettagli

2006
28 settembre 2006
365 p., ill. , Rilegato
9788811693871

Voce della critica

Intorno a Šostakovič (1906-1975) esistono ancor oggi giudizi discordanti: chi lo ritiene un artista di regime, chi un oppositore disposto a compromessi, chi una figura sofferta del totalitarismo staliniano. Vedendo nella propria opera il «restauro di un'icona», Solomon Volkov, che di Šostakovič fu amico personale e ne curò le memorie (1997), pone in evidenza il torto di quanti lo ritengono il cantore dello stalinismo per il semplice fatto che omaggiasse formalmente Stalin e venisse talvolta premiato. Individuando, certo con qualche forzatura, nella diade Stalin-Šostakovič un perfetto esempio storico del perenne contrapporsi fra il vero artista e il tiranno, Volkov ricostruisce in toni appassionanti la straordinaria vicenda di un lungo duello. Paradigma del «folle santo» della tradizione russa, che denuncia quanto altri non osano dire, Šostakovič - giovandosi dell'ambiguo mezzo musicale - rappresentò l'anima della sua patria nelle cupe e terribili emozioni vissute sotto la dittatura. L'abilità di Volkov consiste nel richiamare sia i «vacillamenti tattici» del rapporto di Stalin con la cultura, che era agli occhi del dittatore georgiano uno strumento di dominio politico, benché egli non avesse un piano predefinito per rifondarla, sia le citazioni presenti nelle opere del suo più o meno dichiarato antagonista, sottoposte a un attento lavorio di scavo. Vi si mette così in evidenza quello che l'autore chiama il «ricco contenuto latente» di questi giri di note, tesi ad esprimere un tragico e prolungato inabissarsi dell'umanità in un grande paese.   Daniele Rocca

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