Ivic

Album di debutto per Saele Valese, ‘IVIC’. Nell’album distilla il rumore hauntologico attraverso esperimenti tonali e ritmi minimalisti in una serie di onde elettro-acustiche scritte in più di 5 anni a Berlino. L’approccio di Valese nella registrazione delle tracce live in cassette senza possibilità di revisione, ha una finalità concettuale di riconciliazione tra l’irreversibilità del passato e l’accettazione dei suoi residui nel presente. Anche i titoli delle tracce seguono questo pathos citando il lavoro della fotografa americana Francesca Woodman e della poetessa Sylvia Plath. L’inclusione di passaggi incorporanti suoni live e spasmi dell’industrialismo, contribuiscono all’immaginario di gravità, intimità e spazialità che la musica presentata invoca. Le tracce accompagnano musicalmente la carica emotiva, mentre il beat scava per trovare istanti di sollievo. L’album arriva alla sua chiusura fluttuando tra oscillazioni microtonali a una lenta eclissi verso il silenzio.