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L'ipseità e il «quasi-niente» - Vladimir Jankélévitch - copertina
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Descrizione


In questa preziosa raccolta sono contenuti due scritti di filosofia teoretica di Vladimir Jankélévitch, tradotti per la prima volta nel nostro paese e curati da Gianluca Valle, che vanno ad arricchire e a completare la già ampia conoscenza del filosofo francese, veri e propri turning points all'interno della sua produzione filosofica, centri d'irradiazione di tutta la sua meditazione. Nel primo scritto, del 1939, Jankélévitch si sofferma sul concetto di «ipseità», intesa come unicità e irripetibilità di ogni individuo, come la sorgente stessa di ogni bene e valore. Inviolabile e impossedibile, non ha nulla a che vedere con il merito ed è la dignità pura e semplice di esistere. Rappresenta, in breve, «la grande uguaglianza degli ineguali». Se il singolare non è comparabile con gli altri, questo però non nega il suo originario essere-con-gli-altri. Nel secondo scritto, del 1954, il filosofo si sofferma sul «quasi-niente», un concetto che non appartiene all'ordine dei fatti empirici.
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Dettagli

2017
4 settembre 2017
88 p., Brossura
9788833050164

Conosci l'autore

Vladimir Jankélévitch

1903, Bourges

Filosofo ebreo di origine russa naturalizzato francese, ha insegnato alla Sorbona dal 1951 al 1977. La sua opera, tra le piú originali del Novecento, si situa all'incrocio dei linguaggi dell'etica, della musica e dell'antropologia. Fra le principali traduzioni italiane dei suoi lavori, "La musica e l'ineffabile" (1983; 1998), "L'ironia" (1987), "Il Non-so-che e il Quasi-niente" (1987 e 2011), "La morte" (2009), le interviste raccolte da Béatrice Berlowitz in "Da qualche parte nell'incompiuto" (2012) e "Il puro e l'impuro" (2014).Le sue lezioni alla Sorbona conobbero notevole successo, grazie anche al suo carisma. I suoi scritti riprendono sovente lo stile espresso nel corso di queste lezioni; uno stile ricco di divagazioni, di deviazioni poetiche e di sovvertimenti di prospettive...

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