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Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro
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Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro - Nick Srnicek,Alex Williams - copertina
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Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro

Descrizione


Il neoliberismo ha fallito, i robot ci rubano il lavoro, e il mondo si è fatto sempre più complesso e astratto. A cosa deve puntare quindi una sinistra che voglia ancora dirsi tale? In "Inventare il futuro", gli autori del "Manifesto per una politica accelerazionista" sposano la causa di una Sinistra postcapitalista e pro-tecnologia, che torni a inseguire l'obiettivo di una società non solo più giusta, ma anche più moderna e libera dal ricatto del lavoro. Per rivendicare il diritto alla piena automazione, e farla finalmente finita con le nostalgie.
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Dettagli

Not
2018
14 febbraio 2018
362 p., Brossura
9788880560098

Valutazioni e recensioni

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Ottone08
Recensioni: 4/5

Un testo da leggere per chi è interessato a comprendere quanto la cosidetta sinistra al governo degli ultimi 30 anni abbia contribuito al definirsi ed affermarsi del neoliberalismo trionfante. Contrariamente ad altri testi di impostazione essenzialmente marxista vengono sviluppate argomentazioni coerenti sul tema della avvenuta maturazione produttiva che, in terra d'occidente, consente di pensare ad una razionaità sociale non più governata dall'imperativo del lavoro salariato. Se sul piano della organizzazione scientifico-tecnologica questo superamente appare consentito è sul piano della organizzazione politico sociale che si incontrano gli ostacoli essenziali. Il fatto di richiamarsi all'esistenza di una Sinistra in grado di dar vita ad un movimento di rivendicazione dei temi sociali connessi al progetto di un reddito universale per tutti è il limite di questo libro. Rimane certo tutta l'esperienza, riflessiva e comunitaria, degli anni '70 alle spalle di queste analisi ma servirebbe più coraggio nell'affermare che, e non solo culturalmente, il declino di questa Sinistra ha troppo spesso colpevolmente fornito il materiale per l'affermarsi della cultura neoliberale. Un testo in ogni caso da impiegare per chi voglia cimentarsi senza alcuna limitazione di maniera (presunta destra o sinistra che sia) sul ripensare temi e prospettive politiche della vita sociale. Soprattutto in epoca di presunta pandemia.

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Davide Montanaro
Recensioni: 5/5

Il percorso teorico sviluppato tra le sue pagine offre la possibilità di riflettere sull’evoluzione del nostro mondo attuale, sul perché ci troviamo circondati da una retorica che sembra aver raso al suolo ogni differenza di visione politica della realtà. È interessante come l’analisi del neoliberismo – egemonico e in netto contrasto con la teoria sostenuta dai due autori (quella del post-lavoro) – ci trascini verso un’autoanalisi che riesce a porci davanti ad uno specchio. Infatti, leggendolo è stato molto strano comprendere, quasi per la prima volta, quanto il nostro pensiero (e il mio, ovviamente) risulti “inquinato” da luoghi comuni e da teorie ormai così generalizzate da essere diventati veri e propri dogmi. Dogmi che appartengono ad una concezione fortemente neoliberista del mondo. Al centro dello studio c’è l’idea che il lavoro sia divenuto un elemento imprescindibile con il quale garantire non solo la sopravvivenza del sistema sociale odierno, ma anche la dignità di ogni essere umano. Oggi, infatti, tutto ruota intorno alla creazione di ricchezza che può tradursi, nella sfera privata di ogni singolo cittadino, nel proprio reddito. Tale reddito, sempre su spinta egemonica del neoliberismo, è legato a doppio filo con il lavoro salariato: non può esserci reddito senza lavoro. Questa affermazione echeggia nella mente di chi subito percepisce una certa affinità anche con la struttura ideologica della Costituzione del nostro Paese, non foss’altro perché destra e sinistra (soprattutto quest’ultima) ha spesso issato la bandiera dell’Articolo 1 della Costituzione dove, per l’appunto, si dichiara che “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro“.

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MG
Recensioni: 4/5

L'introduzione politica è molto incentrata su correnti americane e inglesi, e non di facilissima comprensione (nonché vagamente noiosa), ma la parte centrale e conclusiva con la tesi sul futuro post-lavoro vale davvero la pena di essere presa in considerazione, e studiata attentamente. Saggio interessante e rivoluzionario su quello che ci aspetta.

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