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Recensioni Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua

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Da una delle penne più affilate del nostro giornalismo, una storia di potere, dell'Italia e delle sue tribù politiche. Per capire chi siamo, come lo siamo diventati e se questa storia è davvero finita.

«La lettura di Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua, le quasi mille pagine in cui Filippo Ceccarelli racconta la storia delle tribù politiche in Italia dal dopoguerra a oggi, fa rimpiangere gente spesso combattuta, detestata, irrisa» - Antonio d'Orrico, Sette

Ci sono i comunisti e gli scomunisti, i barbari padani e i democristiani, gli ex socialisti craxiani e non craxiani, i postfascisti e i berluscones: settant'anni di distinguo, di scissioni, di precisazioni, di essere uguali ma diversi hanno finito per affollare il nostro paese di tribù e sottotribù politiche, ognuna con i suoi tic, le sue parole d'ordine e di contrordine, i suoi vizi privati e le sue pubbliche virtù. Filippo Ceccarelli, "curioso di professione", si inabissa nelle infinite pieghe di questa storia cominciata con il dopoguerra e forse ora finita per sempre, e in un paese senza memoria dell'altroieri ricuce ossessivamente i dettagli del lunghissimo romanzo italiano. È l'antropologia di chi il potere lo ha avuto e lo ha perso, di chi lo ha subìto e combattuto, alla ricerca delle tracce, dei fili in grado di raccontarci come siamo diventati quello che siamo. Sostenuto dalle carte e dai ritagli contenuti nel suo impressionante archivio sui politici italiani (334 raccoglitori e 1500 cartelle, pari a una torre di 45 metri e ai due camion che sono stati necessari per trasferirlo alla Biblioteca della Camera), Ceccarelli scrive un libro appassionato e definitivo che, attraverso un uso sapiente e raffinato dell'aneddotica e una scrittura arguta e spiazzante, mette il paese davanti allo specchio, anche se «può sembrare ormai anacronistico questo andare al fondo, questo accanirsi sulle conseguenze del disincanto».

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