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Gli scritti metapsicologici di Freud - è noto - sono "difficili da digerire", "fanno sudare sangue", quando addirittura non "fanno scervellare"; il lettore "rischia di disperdersi" (e riprendo, appena adattate, immagini adoperate da Semi). Perché, allora, impegnarsi in un percorso che si profila così aspro? Per almeno due buoni motivi. Primo, perché, lo si voglia o no, la metapsicologia, e cioè la psicologia dei processi psichici non coscienti, resta al centro del pensiero freudiano. Secondo, per l'abilità e l'autorevolezza della guida. L'itinerario disegnato da Semi abbraccia una serie di saggi dedicati da Freud a questo argomento nell'arco di un ventennio. Si va dal Progetto del 1985 alla Metapsicologia del 1915: in essi il padre della psicoanalisi affronta il compito di fondare una psicologia rigorosamente scientifica. Ma col tempo lo vediamo passare, significativamente, dal proposito, quanto mai ambizioso, di trascrivere la metafisica e la mitologia in una psicologia dell'inconscio al rassegnarsi a considerare la metapsicologia stessa una "mitologia" psicoanalitica. In tal senso, ad esempio, si esprimerà nel 1932: "La dottrina delle pulsioni è, per così dire, la nostra mitologia, le pulsioni sono entità mitiche, grandiose nella loro indeterminatezza. Non possiamo prescinderne, nel nostro lavoro, un solo istante, e nel contempo non siamo mai sicuri di coglierle direttamente".
Da qualche decennio a questa parte molti sono, in realtà, quelli che ne vorrebbero prescindere, criticandone i concetti chiave (ad esempio la teoria delle pulsioni o la concezione dell'insieme dei rapporti energetici, dinamici, topici secondo cui i processi inconsci si ordinerebbero): sono soprattutto autori di scuola nordamericana. A costoro Semi non guarda con simpatia e ne interpreta le tesi come sintomatiche di una reazione ai precedenti eccessi teorici che avevano inaridito e reificato i concetti della metapsicologia. Di fatto, il problema rappresentato dalla metapsicologia si embrica strettamente con quello, assai controverso, della scientificità della psicoanalisi. Storicamente, è a questa contiguità di temi che si possono riportare quegli "eccessi", cioè il tentativo, fallito, di inscrivere la nuova disciplina nel novero delle scienze naturali, e l'emergenza, in seguito - a definirne il carattere intrinseco -, di una serie di altre opzioni, tuttora ampiamente discusse, di tipo storico, narratologico, ermeneutico ecc. Intanto, dopo Feyerabend e altri, anche l'epistemologia è cambiata e si è arricchita di nuove idee. Concezioni ingenuamente corrispondentiste o sostanzialiste sembrano lasciare spazio a criteri più articolati nel decidere che cosa sia autenticamente scienza e cosa no. Di questa svolta la psicoanalisi non può non avvantaggiarsi.
Si capisce dunque quale sia la posta in gioco e come per tutto il testo Semi metta particolare cura nell'illustrare il modo proprio a Freud di "fare scienza" e come numerosi e ben argomentati siano i richiami al valore convenzionale e metaforico dei termini metapsicologici; a non scambiare, concretizzando i concetti, l'impalcatura per l'edificio. Poi, la guida. Nelle prime pagine veniamo subito edotti su cosa si debba evitare per non suscitarne il biasimo: sciatteria terminologica, imprecisione e trascuratezza nel linguaggio, confusione delle lingue (quella che, in un recente convegno, un importante esponente della psicoanalisi francese, che nella metapsicologia continua ad avere un così forte ancoraggio, ha definito la babelisation della psicoanalisi). Sempre dalle prime battute si coglie il clima ideale in cui l'autore vorrebbe far sì che questa lettura si svolgesse: come in una visita a una serie di capolavori. Eccolo allora disporsi ad accompagnare il visitatore come una guida affettuosa, non troppo indulgente su certe cose, ma piena di humour e discreta quando occorre: gli dice che di tanto in tanto si assenterà per un caffè al bar, per consentirgli, quando lo senta necessario, di sostare in solitudine davanti all'opera, ma che non lo abbandonerà. Oppure, come in quelle interviste impossibili ai grandi del passato, che alcuni anni fa si potevano ascoltare sul terzo canale della radio, Semi immagina di interrogare lo stesso Freud (che sogno per un analista, eh?!): "Scusi, ma cosa intendeva dire quando affermava che ¼", "Non le sembra illogico questo passaggio o perlomeno non poteva chiarirlo?", e non nasconde che non tutte le risposte, che ha cercato con passione nei testi esaminati, lo convincono. Qualche volta appare impaziente, sbuffa e accenna, sottovoce, con il rispetto dovuto ai padri, che quello a volte diventa tortuoso e non sempre gli riesce di mantenere quel che aveva promesso.
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