Insetti senza frontiere

"La Terra non rimpiangerà l'uomo, né l'uomo la Terra. Una coppia troppo litigiosa, che con le sue urla disturbava gli astri vicini". Apocalittico, avverso alla tecnologia moderna, ma tutt'altro che con la testa fra le nuvole: l'82enne Guido Ceronetti affronta in questo libro una vastità di tematiche immensa e lo fa sempre con i suoi toni, quelli di un profeta scanzonato, di un censore arreso all'inutilità del suo mestiere, quelli insomma di un Filosofo ignoto, che è poi lo pseudonimo che lo scrittore sceglie di adottare nel sottotitolo dell'opera. Pensieri del Filosofo ignoto: questo è il sottotitolo, che dice essenzialmente tutto ciò che c'è da sapere sulle ragioni che portano a Insetti senza frontiere. 343 appunti sparsi, più una massima finale, "Ho necessità di sublime", che ci riporta alle fondamenta del Ceronetti-pensiero: reporter dei nostri tempi orribili e malati, irriducibile poeta, amichevole insegnante e saggio confidente, questo è il Guido Ceronetti che esce dalle 170 pagine di questo libro. A fare la parte del leone sono, ovviamente, i moniti, gli avvertimenti, le massime ciniche come "La natura è un crimine. Un tribunale onesto non potrebbe che condannarla a morte"; ma al contempo lo scrittore invita a non prendere le sue parole troppo seriamente, ricordando che "Hanno preso la via più facile: deificare Cristo invece che comprenderlo". Ascoltare, ragionare, comprendere: tutte attività che Insetti senza frontiere favorisce.

Una cura per l'indurimento delle arterie e per la rigidità di qualsivoglia natura. Un cubo di Rubik. Dirompente, squartante, inobliabile: che gli si resista o che lo si accolga, che lo si critichi o che lo si applauda, che lo si respinga o se ne subisca il fascino. Un Filosofo Ignoto, un poeta dell'inenarrabile, un'anima bella, un angelo ferito, un pittore metafisico, un narratore senza padroni, un cattolico senza Chiesa, un cristiano senza bagaglio che percorre - a suo modo - la via della Luce nelle tenebre del mondo. Mettetevi alla prova, dunque!

Mi accosto per la prima volta a quest' autore e così, per caso, scopro una mente fervida e spontanea che si diletta - in uno zibaldone di pensieri - a ronzare qua e là, a pungere qui e qua, in modo sincero e senza ipocrisia. Non è un libro, però, e questo un poco mi ha spiazzata. È una sorta di aforismario numerato. Al n°25 si legge: "la società ugualitaria, livellata e livellatrice, è oggi l'unica possibile, ed è paragonabile a quella che nei cimiteri è la fossa comune. È la fossa comune dei vivi, dei semivivi che siamo" e ancora al n°26: "nelle espressioni che implicano aprirsi (a tutte le culture, alle diversità, a tutti i poveri, a tutti quelli che chiedono di entrare, anche a tutte le sofferenze) c'è vocazione e quasi smania di prostituirsi, è buttarsi via su qualsiasi marciapiede. La cosa non manca di una sinistra profondità." E dopo aver citato alcuni pensieri contenuti nel testo, ammetto di apprezzare molto lo stile di scrittura ma non la difficoltà di comprensione ultima che talvolta ho incontrato durante la lettura.