Gli inquilini di Moonbloom

Dopo aver letto "L'uomo del banco di pegni" mi sarei aspettato di meglio.

Eggers nell´introduzione tenderebbe a paragonare l´autore - morto molto giovane - a Mailer e Roth P., a me ha ricordato piú un altro Roth, ovvero l´Henry di "Chiamalo Sonno" specie per l´ambientazione popolare e il finale allucinatorio. in realtá il romanzo é molto diseguale e convincente solo a tratti: il meccanismo é abbastanza ripetitivo, le metafore troppo scoperte (disfacimento fisico = disfacimento morale), i richiami alla Divina Commedia fin troppo evidenti (senza aggiungere peró molto). insomma - a parte il fatto che Mailer e Roth sono scrittori molto diversi - l´entusiasmo di Egger mi sembra eccessivo per quello che (sulla base di questo romanzo) mi sembra un "minore" della letteratura ebraico-americana

Un romanzo straordinario,scritto magnificamente,un'abiltà notevole nel tratteggiare la varia umanità che affolla il racconto. Molto intensa e tormentata la figura del tenero protagonista,che alla fine si rivelerà tutt'altro che fragile. Una frase per tutte: uno dei suoi inquilini gli domanda: Tu stai cambiando che cos'hai? Cambiando? dice Norman Oppure diventando?