L' ingorgo

L'arte di scrivere racconti - e a maggior ragione l'arte di scrivere racconti brevi - richiede tra le altre almeno due qualità: il dono della sintesi e la capacità di prendere spunto da un elemento della realtà per poi trasfigurarlo in chiave letteraria. Quest'ultima è la caratteristica che più ho apprezzato ne "L'ingorgo", pubblicato nel 2000 da Pasquale Hamel, storico della Sicilia e, in seconda battuta, narratore, raccolta di quindici racconti composti tra il 1968 e il 1999. Da amante dei racconti di Buzzati, ho apprezzato in particolare i racconti nei quali si insinua qualche elemento surreale o fatalista, ma anche, su un fronte diverso, quelli in cui il protagonista mette alla prova le proprie convinzioni morali in occasione di scelte importanti da compiere o per l'approssimarsi della morte. Volendo indicare qualche preferenza, segnalo "L'ingorgo", racconto eponimo e d'apertura, "L'ultima messa di Emilia Zela", "la scelta" e "Quella casa sul lago". Ma, su tutti, il più breve della raccolta: "Di notte". "Ebbe ancora tanta energia quanto bastava per ripensare a quei due occhi dolci, a quella storia, alla boccetta di veleno sottratta in farmacia, a quel delirio che l'aveva coinvolto mentre il liquido amaro gli scendeva in gola. Un attimo ancora per chiedersi se quel Dio, in cui non aveva mai veramente creduto, l'avrebbe potuto perdonare. Poi più nulla." ("Di notte", p. 36) Cui fa da contraltare "Una storia". "Si convinse della stupidità del gesto che stava per compiere. Buttò in un angolo il foglio che aveva scritto, nascose la pistola nel cassetto, indossò la giacca ed uscì." ("Una storia", pp. 32-33) Questi due finali opposti aiutano a capire la metafora del titolo della raccolta: l'ingorgo stradale del primo racconto diventa l'ingorgo di caratteri umani diversi che costituiscono una società, nella quale in fondo c'è posto per tutti, dall'impiegato al turista, dall'innamorato allo sfruttato, dal giudice al terrorista. E ognuno è degno di (un) racconto.