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Inganno - Philip Roth - copertina
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Inganno

Descrizione


"Con l'amante la vita quotidiana passa in secondo piano" scrive Roth ed esibendo tutta la sua abilità di brillante osservatore della passione umana, presenta in "Inganno" il mondo circoscritto dell'intimità adulterina con una schiettezza che non ha eguali nella narrativa americana. Al centro di "Inganno" ci sono due adulteri nel loro nascondiglio. Lui è uno scrittore americano di mezza età che vive a Londra, di nome Philip, lei è una donna inglese spigliata, intelligente e colta, compromessa da un matrimonio umiliante a cui, a poco più di trent'anni, è già quasi, a malincuore, rassegnata. L'azione del libro consiste nelle loro conversazioni, per lo più schermaglie amorose prima e dopo aver fatto l'amore. Questo dialogo acuto, ricco, scherzoso, inquisitorio, "che si muove" come scrive Hermione Lee "su una scala di dolore che va da un furioso sconcerto a una stoica gaiezza" è quasi l'unico ingrediente di questo libro, e l'unico di cui si senta il bisogno.
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Dettagli

2006
Tascabile
151 p., Brossura
9788806182939

Valutazioni e recensioni

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Giuseppe Russo
Recensioni: 3/5

Tentativo di scrittura-limite, una prosa fatta solo di dialoghi e priva del narratore onnisciente, che sembra avere in mente l'episodio che Godard firmò per «Ro.Go.Pa.G.» nel 1963: lì si trattava di due amanti che ci mettevano un sacco di tempo per separarsi perché non volevano rinunciare l'uno alla voce dell'altro, qui di due che ci mettono un'enormità di tempo per simulare una relazione adulterina basata unicamente sul potere affabulatore delle rispettive voci, cui faticano a rinunciare. Tuttavia si nota un eccesso di autocompiacimento autoriale, che finisce per stancare. È come se ognugno dei due si nutrisse delle parole dell'altro - sia che riguardino avvenimenti presumibilmente accaduti, sia che si riferiscano ad avvenimenti solo desiderati o temuti - e questo rischia di far scivolare il tutto in un esercizio di onanismo scritturale. Preferisco il Roth cattivo e corrosivo, quello che si diverte (e fa divertire il lettore) nel distruggere i personaggi anziché nell'accarezzarli come se fosseri dei cuccioletti.

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Lina
Recensioni: 4/5

divertissement letterario, con un pizzico di autocompiacimento di troppo.

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Raffaele
Recensioni: 2/5

Devo necessariamente far prevalere l'obiettività alla grandissima ammirazione che ho per Philip Roth che considero uno dei più grandi del dopoguerra e, pertanto, mio malgrado, ammettere che questo romanzo non mi è piaciuto.

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Conosci l'autore

Philip Roth

1933, Newark, New Jersey

Philip Roth (Newark 1933 - Manhattan 2018) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di ebrei piccolo-borghesi rigorosamente osservanti, ha fatto oggetto della sua narrativa la condizione ebraica, proiettata nel contesto urbano dell’America dell’opulenza. I suoi personaggi appaiono vanamente tesi a liberarsi delle memorie etniche e familiari per immergersi nell’oblio dell’attualità americana: di qui la violenta carica comica, ironica o grottesca, che investe anche le loro angosce. Dopo un primo, felice romanzo breve, Addio, Columbus (1959), e i meno incisivi Lasciarsi andare (1962) e Quando Lucy era buona (1967), Roth ha ottenuto la celebrità con Lamento di Portnoy (1969).Dopo Il grande romanzo americano (1973, riedito in Italia da Einaudi nel...

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