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Infiniti peccati - Richard Ford - copertina
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Infiniti peccati

Descrizione


Lo scrittore americano nato nel Mississippi nel 1944 firma questi racconti incentrati tutti attorno a un unico tema: l'amore e i drammi, piccoli e grandi, provocati dalla nostra inettitudine ad aver cura di questo sentimento. Racconti che parlano di coppie che si uniscono senza una ragione, stanno insieme senza una ragione e si separano senza una ragione.
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Dettagli

2
2002
270 p.
9788807016219

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paolo63
Recensioni: 5/5

Questi racconti ormai degni di entrare nell'olimpo della grande tradizione USA per questo genere di letteratura. Mostrano un Ford amaro, tutti i racconti sono impregnati di una violenza psicologica, a volte anche fisica che mozza il fiato

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Voce della critica

Gli Infiniti peccati di cui si macchiano uomini e donne dell'America d'oggi in questa nuova raccolta di Richard Ford sono peccati della sfera privata, che riguardano gli affetti, la sessualità, il matrimonio. Hanno innanzitutto a che vedere con il tradimento di se stessi e degli altri, sono peccati verso la propria autostima, vanità malcelate, desideri illeciti, inconfessabili e inconfessati. E si cristallizzano spesso nella più comune delle infedeltà: l'adulterio.

Richard Ford, classe 1944, premio Pulitzer e Pen per Independence Day (1995), è scrittore del Sud degli Stati Uniti. Vive principalmente a New Orleans, città alla quale dedica il racconto d'apertura, Cucciolo, la storia di una coppia di professionisti di mezza età che abita "in un angolo del raffinato centro storico", in una casa "grande e antica che attira l'attenzione - una tipica casa del Quartiere francese". I due vengono ritratti di fronte a un problema poco più che banale, non quotidiano ma di non particolare straordinarietà: il ritrovamento di un cagnolino abbandonato sul cancello di casa. Su quel piccolo evento per pochi giorni si focalizza, tra un impegno professionale e l'altro, tra un viaggio di lavoro e un altro, la loro intera esistenza, tutta presa dal minimo imperativo morale che il fatto impone: trovare al nuovo arrivato una qualche sistemazione definitiva. Fra le trame del racconto, tuttavia, viene a galla - a fianco di questa casuale intrusione nella loro vita - una galleria di emozioni sopite dalla quotidianità: l'instabilità di certi vincoli familiari, una storia rimossa di tradimento coniugale, certe idiosincrasie dei loro caratteri. Così come è vero che, come sostiene la protagonista, "una cosa, cambiando, trasforma tutto il resto", è altrettanto vero che i piccoli tumulti che quella stessa cosa genera si concludono spesso in un nulla di fatto, nel ritorno allo statu quo ante della coscienza: "Mi stupì - osserva il protagonista maschile - non averci pensato nel momento cruciale, dopo averci pensato tanto prima. E mi spiacque dover constatare che, in definitiva, non me n'era importato tanto quanto avevo creduto".

Indipendentemente dal setting (le storie di questa raccolta hanno come sfondo una varietà molto ampia di scenari nordamericani - dal Maine al Grand Canyon, dalla Grand Central Station di New York City a Montreal, dalla campagna del Connecticut a una piccola stazione sciistica nel Michigan) e indipendentemente dal fatto che abbiano al loro centro un cane ritrovato, una storia di infedeltà coniugale, o uno stupro non riuscito, tutti i racconti in qualche modo sono concentrati a studiare come lo straordinario lasci sempre un senso di incompiuto, la delusione e il pentimento di quanto poco, nel bene o nel male, questo lasci sulla vita profonda di che lo esperisce.

È vero: quello che rende molto simili gli americani di cui ci parla Ford è il fatto che essi rappresentino un certo tipo di America. Innanzitutto bianchi, principalmente upper-middle class (yuppies li chiamavano negli anni ottanta), senza sostanziali problemi materiali. Una fetta certo ampia di quella nazione, ma uno spaccato comunque parziale di un paese che è in realtà sempre più ispanizzato, sempre più multietnico e multiculturale, e del quale non si sentono mai neppure deboli eco nelle pagine peraltro convincenti di Ford.

Se Independence Day aveva saputo, pur partendo dal ritratto intimo di due soli protagonisti, creare un affresco ad ampio respiro dell'America contemporanea, qui Ford dipinge con una tavolozza più scarna. Si concentra su quello che conosce bene: il proprio mondo, l'America dei professionisti di mezza età, avvocati formati nelle Ivy Leagues, realizzati nella vita professionale ma incompiuti dentro, incapaci di stabilire rapporti profondi con gli altri. In Tempo Prezioso, il protagonista Wales è colto a sorprendersi quando la donna sposata con cui ha una relazione prende a parlargli della propria famiglia. Quel riferimento gli appare "così intimo e così irrilevante", una storia che "lei non riusciva a dimenticare", ma che nel contesto della loro relazione risulta "assolutamente insignificante".

Ford studia le pieghe dell'anima dei suoi personaggi e la loro incapacità di realizzare ciò che considerano veramente importante: trovare la fedeltà e la sincerità, la comprensione e la pazienza, l'onestà e la passione per chi più è vicino. Da un lato sembra che Ford lo attribuisca dalla natura della vita stessa, sempre sostanzialmente - come sostiene il protagonista di Richiami - ingovernabile, "per la maggior parte, questione di adattamenti, l'assetto e il riassetto che cerchiamo di dare a fatti che esulano dal nostro controllo e sui quali potremmo, in primo luogo, non avere nemmeno cercato di esercitare il controllo". Dall'altro, Ford lo attribuisce all'opaca focalizzazione delle nostre scelte. In Riconciliazione, il protagonista Johnny così riassume il senso della sua relazione con Beth, una donna sposata: "Da qualunque distanza lo si guardi, tranne quella ravvicinata da cui lo vedevo io, fu un comune adulterio, prima focoso ed elettrizzante, che, dopo un po', quando ebbimo attraversato varie volte il continente e gettato nell'infelicità e nell'imbarazzo e nel dolore il maggiore numero possibile di persone, diventò deludente e ignobile, e infine, per quelle medesime persone, quasi un disastro".

Con agilità stilistica e profondità di riflessione, Infiniti peccati esamina non tanto gli atti di infedeltà in sé, quanto piuttosto le conseguenze di queste infedeltà, invariabilmente insoddisfacenti, in definitiva ben al di sotto dalle aspettative che esse avevano generato. Anche nelle liaison extraconiugali più appassionate, i protagonisti non trovano pace o appagamento, ma al contrario un mare di rimpianti, e finiscono per contemplare le ripercussioni che le loro azioni hanno su loro stessi. Disastrosa è la vicenda del racconto finale, la novella Abisso, forse il pezzo più robusto dell'intera raccolta. Frances Bilandic, un'agente immobiliare sposata a un uomo più anziano e invalido, si lascia coinvolgere da un collega, Howard Cameron, in un affaire extraconiugale consumato nella banalità di "anonime cittadine del Connecticut". E se da subito l'attrazione erotica e la stima interpersonale producono effetti diametralmente opposti - "una voce che a letto lo elettrizzava, una voce fatta apposta per il sesso, ma che là fuori (...) sembrava diversa", la distanza tra i due diventa un abisso - ecco uno dei sensi del titolo - quando hanno l'occasione, durante una convention in Arizona, lontani da casa, di conoscersi più a fondo: "Non era né interessante, né spiritoso, né profondo, né bello. Era una stecca di plastilina. E lì, dove ogni cosa era naturale e pulita e incorrotta, lo vedevi. E capivi che era stato un errore. La vera natura scopriva la vera natura". La conclusione drammatica dell'episodio, durante una gita al Grand Canyon, sembra l'unica soluzione possibile di una vicenda sbagliata dal principio.

Ford racconta di vite tese a cercare il piacere "di sfrecciare su auto grandi e costose verso luoghi esotici dove trascorrere una notte" insieme a una "bella donna di cui non ci si sarebbe dovuti occupare per il resto della vita". Lo fa senza giudizi morali espliciti, sebbene la sua penna di testimone, proprio perché sceglie di testimoniare, sembra costituire già di per sé una sentenza quasi inappellabile sull'America contemporanea.

La traduzione di Vincenzo Mantovani è esemplare: pur conservando la piacevole leggibilità del testo originale, restituisce la varietà e la scioltezza dell'American English senza mai forzare l'italiano con calchi inopportuni. È un modello di traduzione dall'americano che ci piacerebbe vedere più spesso in letteratura, ma anche al cinema e a teatro.

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Conosci l'autore

Richard Ford

1944, Jackson (Mississippi)

Nato a Jackson il 16 febbraio 1944, Richard Ford è considerato uno dei più grandi scrittori americani contemporanei. Con Il giorno dell'Indipendenza (1995, Feltrinelli 1996) ha vinto i due premi più prestigiosi d'America, il Pen/Faulkner Award e il Pulitzer Prize. Per Archinto nel 2003 è uscito Mia madre, un ricordo, in cui ripercorre il forte legame che l'ha unito alla madre.Feltrinelli ha pubblicato anche: Rock Springs (1989), L'estrema fortuna (1990), Incendi (1991), Sportswriter (1992), Il donnaiolo (1993), Donne e uomini (2001), Infiniti peccati (2002), Lo stato delle cose (2008), Incendi (2009), Donne e uomini (2009), Canada (2013), L'estrema fortuna (2014), Il giorno dell'indipendenza (2015), Tutto potrebbe andare molto peggio (2015). Vive...

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