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Anno edizione: 1980
Anno edizione: 2014
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Nella Milano dell’ultima guerra, l’amore fra un operaio metallurgico e una signora borghese. Lei è una giovane vedova che vive in un ambiente agiato, blandamente colto, e scrive romanzi descrivendo «in centinaia di pagine l’amore delle sue simili», ma senza averne molta esperienza; lui è membro del partito comunista clandestino, brusco, aspro, determinato, uno sconcertante prodotto del «connubio fra le università popolari e il sistema Bédaux, fra Hegel e l’ingegner Diesel». Mettendo in opera già in questo testo, databile fra il 1949 e il 1955, il suo mirabile dono mimetico, Morselli ci racconta questa storia dalla parte della donna, come diario di una scoperta esitante – e poi sempre più appassionata. Per la protagonista, questo amore imprevisto significa abbandonarsi a un mondo nuovo, estraneo, su uno sfondo di scali ferroviari e di cortili di periferia, che finisce per preferire agli aggiornati arredamenti del suo ‘ambiente’, accennato da Morselli con felici tocchi satirici. Per il comunista, l’amante è un nemico borghese da conquistare, da piegare, con tutte le conseguenze involontariamente comiche che ciò può avere. Così, in un gioco alterno di ironia e amarezza, si disegna il conflitto ben noto della «differenza di classe» nell’amore. E si direbbe che Morselli si diverta a sviluppare un tema tanto usurato per ricavarne poi due ritratti sorprendenti. Il suo operaio, intanto, non ha nulla di santimonioso, né i soliti connotati del rude uomo semplice: anzi, è al tempo stesso ingenuo e ambiguo, a suo modo contorto e sfuggente. Quanto alla narratrice, Morselli ne ha fatto sin dalle prime righe uno dei suoi personaggi capillarmente vissuti dall’interno, che suonano sempre ‘giusti’ nelle loro divagazioni e idiosincrasie. Ma soprattutto colpirà la precisione con cui è raccontato il rapporto fra questi due esseri, attratti proprio da quella distanza che tentano poi rabbiosamente di eliminare.
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Ilaria, vedova dell'architetto Sandro Delange, è una "sciura" ancora giovane nella Milano occupata dai tedeschi e col figlio Roberto al fronte nordafricano. Quando le scrive di assistere il suo sergente, ferito e malarico, in licenza per malattia, la "sciura", scrittrice di successo come una Liala, acconsente alla richiesta del figlio e comincia a prendersi cura di Gildo Montobbio, all'ospedale militare di Baggio, tralasciando le amicizie altolocate e recandosi spesso dalla sua camera di hotel al casermone periferico di Lambrate, nella stanzetta di ringhiera dove il convalescente si è ritirato. Sembra che, nella sua "seconda verginità", la quarantenne Ilaria non abbia più interesse all'amore, corazzata o indifferente, avendo riversato l'altra se stessa nei suoi romanzi un po' dozzinali. Ma scoppia improvvisa la passione della borghese per il compagno operaio che, dopo alcune reticenze, le rivela la propria appartenenza alla rete clandestina comunista, e anche il fuoco interiore bruciante, al di là delle rigidità del militante. Lo studio dei caratteri procede parallelo, l'individualismo romantico e salottiero della donna trasfigurato per amore in pronunciamenti e slanci quasi rivoluzionari, mentre nel comunista gelosia e apprensione cozzano contro i doveri del Partito: Montobbio incarna il ruolo direttivo delle avanguardie sulle masse da guidare nella più vieta logica e propaganda leninista. La licenza, iniziata "fra i bronci e capricci d'aprile", si conclude dopo due mesi quando obbedendo ai capi, Montobbio rifiuta il congedo e tronca la relazione, in partenza per un nuovo incarico al Sud. L'incontro - raccontato nel diario della donna - sarà la prova generale del grande romanzo scritto da Morselli un decennio dopo, nel 1965, totalmente intitolato ai tormenti de "Il comunista": l'uomo probo e il militante generoso stretto negli ingranaggi della politica ormai di potere, dopo la fase clandestina e le illusioni resistenziali.
Di porcellana.La prosa di Morselli appare biancorigida,pulita,levigata.A tratti pallida,come assente.Volutamente chiara,è forma tersa data al vivo.La si contempli se ci si vuol fermare alla linea fredda,alla leggerezza pesa,all'eleganza frigida.La si carezzi se si vuol sentire il vero.Se ci si vuol accorgere del fremito,del lacerato,del subito.Se si vuol comprendere che il volto,quando si piange,può rimanere asciutto.Lei,Ilaria Delange,la borghese.L'albergo come casa,la manicure per compagnia,il barone Tal dei Tali come ombra.La vedovanza come abito e due bicchieri,appena due,di Chateau-Lafitte per brivido.La scrittura,d'un rosa stinto,come "qualcosa di supposito e di avventizio"."Vittorina","Una storia breve","Pagine di una donna sincera":languore cartonato messo in mensola.Lui,Gildo Montobbio,il comunista.Un'età da figlio invecchiata per malaria.Il viso scarno,le unghie laide,la miseria del sesso intravisto sulla carne inferma.La Francia,la Fabbrica,il Partito.E l'anima del popolo,anche quand'è nera.Lei,Lui,gli altri in dissolvenza.Lei,Lui,il mondo come ombra:Milano,il fascismo,la guerra.Lei,Lui ed una stagione rubata alla storia,ma che della storia finisce per narrare:"Fare all'amore con te è un progresso.Con le altre i baci,e il resto,non avevano una giustificazione politica.E non è bello per un uomo come sono io svolgere,sia pure sotto le lenzuola,un'attività che non rientra nelle finalità del Partito,sentire per mesi di seguito che la cosa più importante per noi non ha niente a che fare con la lotta di classe.Invece con te io posso sempre pensare,mentre faccio l'amore,che sto lavorando un avversario".Ed ancora:"Quando ti sottometto io piego una classe,non soltanto una donna".La cosa più incomprensibile del mondo-scrive Einstein-è che esso sia comprensibile.Perchè il mondo,vi aggiungiamo,può essere una donna che ha bisogno di un uomo che ha bisogno che altri uomini non abbiano bisogni.Perchè il mondo può essere un autore che ha pregato,bestemmiato,scritto per una vita per leggersi da morto.
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