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L' incantatore
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L' incantatore - Vladimir Nabokov - copertina
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incantatore

Descrizione


Storia di una passione che si tinge di follia, "L'Incantatore" può essere considerato, come Nabokov stesso ha scritto, la "prima pulsazione" di "Lolita". Qui lo sfondo su cui si muovono i tre personaggi - un quarantenne vizioso, un'innocente ragazzina di dodici anni e la sua patetica madre malata - è la Francia di fine anni Trenta, da Parigi alla Costa Azzurra, meta finale dell'affannoso viaggio del protagonista con la sua piccola vittima. Protagonista che appare, attraverso il prisma dell'ironia nabokoviana, sotto luci contrastanti: da un lato essere perverso che osa l'impossibile per soddisfare gli istinti, dall'altro uomo che nei rari momenti di lucidità vuole fuggire da se stesso e, disgustato, cerca di riscattarsi. Nabokov alterna alla piana narrazione dei fatti metafore abbaglianti, incursioni in un mondo di fantasie fiabesche, implacabili analisi interiori, distorsioni visive e percettive che trasmettono al lettore i turbamenti e le oscillazioni psichiche del suo antieroe. Ma a scandire il ritmo del romanzo sono soprattutto l'incalzare della suspense e il gioco degli imprevisti disseminati dal destino sul percorso tortuoso del protagonista, intento a ordire la sua trama mentre corre verso la rovina.
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Dettagli

2011
7 settembre 2011
116 p., Brossura
9788845926129

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 3/5
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Anto
Recensioni: 4/5

La storia raccontata in questo breve testo è quella di un uomo che prova impulsi sessuali nei confronti delle bambine. Ne emerge la figura di un uomo benestante, solitario e di poche parole, ma allo stesso tempo si tratta di un uomo squallido e pavido. Mentre è seduto al parco un po' annoiato e un po' disgustato dalla gente che lo circonda, nota una ragazzina sui pattini a rotelle e ne é subito colpito. Scopre che la ragazzina è al parco con un'amica della madre e che quest'ultima è molto malata. Si insinua, quindi, nella vita di queste persone e, consapevole che la donna ha poco da vivere, la induce a sposarlo per avere libero "accesso" alla sua vera preda. Il destino ritarda i progetti dell'uomo, ma nell'ultimo capitolo assistiamo a scene disturbanti e leggiamo pensieri oltremodo lussuriosi, per poi avvicinarci all'epilogo finale. Questo romanzo breve, o racconto, come lo si vuol chiamare, è stato scritto nel 1939, prima del più famoso "Lolita", del quale anticipa il tema. Secondo il racconto del figlio Dimitri, che si occupa personalmente della traduzione dal russo all'inglese e all'italiano, è lo stesso Nabokov a rivendicare la separazione tra le due opere. Ma è piuttosto evidente che non si possono completamente dissociare, c'è senz'altro un comune denominatore nel desiderio carnale verso una dodicenne e nello stratagemma usato per arrivare a raggiungere l'obiettivo, ma è anche vero che la storia si svolge in due luoghi diversi e si dipana in modo differente, seppur drammatico in tutti e due i casi. Che si sia trattato di una prova su carta di un'ispirazione geniale? Chissà! Il libro è comunque molto intenso, anche se il linguaggio vivido, non risulta sempre immediato.

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Teo
Recensioni: 4/5

Ci sono delle somiglianze, ovviamente, tra i fatti e i personaggi narrati qui e in Lolita, ma la cosa che ho scoperto con mio piacere è che da un certo punto in poi le due opere prendono due strade diverse, il che ha reso interessante per me la lettura. Dunque, si tratta di un libro che mi sento di consigliare anche, e soprattutto, a chi ha già letto Lolita; innanzitutto perché raramente si ha l’occasione di sviscerare il cammino che ha portato un autore a scrivere un capolavoro, poi perché si tratta di un’opera che, comunque sia, gode di una propria, dignitosa, indipendenza.

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Jack
Recensioni: 4/5

Essendo un primo abbozzo di Lolita, mi è impossibile non paragonare i due romanzi. Ovviamente, c’è da dire che il secondo gode di una profondità e di un’intreccio molto più sviluppati e, dunque, migliori. Ma è normale, basti pensare che questo racconto sfiora le 60 pagine, mentre Lolita accarezza le 400. Con L’incantatore ci troviamo in Francia, alla fine degli anni trenta. Un quarantenne senza nome, il protagonista, incrocia con lo sguardo una ragazzina di dodici anni e questa subito diventa la sua ossessione. Per poter stare accanto a lei, l’uomo corteggia la madre, donna malata e in fin di vita, sperando di poter ottenere la custodia della minore. Lo stile, rispetto a Lolita, risulta più forbito, meno sciolto forse, ma si nota comunque la mano di un grandissimo scrittore, la tecnica di un genio. Sono moltissimi i riferimenti al simbolismo, a qualcosa che è sempre sommerso sotto le pagine, che non emerge mai del tutto ma del quale costantemente si sente la presenza. È un libro che trasmette una certa angoscia, la sensazione di stare assistendo al delirio di un pazzo, impossibilitati a intervenire, e di non poter fare altro che continuare a guardare. E continueremo, fino all’ultima pagina, perché è giusto vedere fino a che punto l’essere umano-antieroe riesca a spingersi oltre i propri confini.

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Recensioni

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Voce della critica

  Va reso merito a Roberto Calasso, all'Adelphi e all'infaticabile lavoro di recupero e traduzione portato avanti dal figlio di Nabokov, Dimitri, che negli ultimi anni stanno offrendo ai lettori italiani non solo una "nuova edizione aggiornata" di traduzioni vecchie di trent'anni ormai introvabili, ma un nuovo modo di leggerle. Le note che seguono queste traduzioni ci ricordano l'umanità e il senso etico che si nascondono dietro le spietate sharade, i travestimenti, i calembours surreali e gli acidi commenti che costellano l'universo letterario dell'autore di Lolita. Ci ricordano insomma di non confondere Nabokov con Humbert Humbert o con l'"incantatore", l'anonimo protagonista di questo romanzo breve scritto in russo a Parigi nel 1939, poco prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti. Tra la lettura di Annabel Lee di Poe e la scrittura di Lolita, compare spesso la figura di un uomo che cerca di possedere una ninfetta dai capelli castano-ramati, e questo "palpito" narrativo del '39 era già presente nel Dono, che è del '37. Ogni volta però ci accorgiamo che la narrazione di questo amore impossibile, proibito e immorale non è mai soltanto la messa in scena di un caso di pedofilia e non è neppure un mero gioco letterario. È tutte e due le cose insieme e, di conseguenza, qualcosa di più. Nabokov stesso è un Volšebnik, un mago del senso e del linguaggio, che torce ai limiti delle possibilità espressive, ma non fu certo un adescatore di ragazzine. Dimitri ci ricorda che il motivo ricorrente dell'Incantatore, di Lolita e dell'Originale di Laura non è certo una confessione poetica di un pedofilo incallito, che cerca un'attenuante artistica a un vizietto poco rispettabile. Una lettura biografica e rozzamente freudiana rivela non solo un'insopportabile pruderie del lettore, ma una penosa e deludente idea di letteratura, perché ci impedisce di apprezzare una scelta narrativa, questa sì realmente scandalosa. Nell'Incantatore Nabokov osserva e registra la metamorfosi mentale del suo protagonista, in tutte le fasi autoassolutorie, paranoidi e punitive del suo patologico erotismo. Nel farlo, Nabokov non ha intenti psicologici o moralizzanti; egli vuole piuttosto mettere alla prova i mezzi della narrazione. Per dare scacco alla morale borghese, riveste l'efferato desiderio pedofilo con uno stile e una prosa sublimi e geniali. Di fronte a un eros inaccettabile per la società, Nabokov sembra interessarsi esclusivamente a problemi letterari: come distorcere le percezioni spaziotemporali per mettere sullo stesso piano lettore e protagonista, come variare i punti di vista in modo da confondere i piani della cosiddetta "realtà", come trasformare il lettore in uno spettatore cinematografico. Soprattutto, come mostrare che una verità, una sola "realtà" non esistono, se non tra caustiche e dolorose virgolette. Ma quando si entra nel mondo incantato di questo prestigiatore bisogna sempre stare in guardia e non fermarsi alle apparenze, cercando in questo romanzo perfetto "l'originale di Lolita" o una versione parigina di Morte a Venezia. In tutto questo daffare ci perderemmo, come hanno fatto alcuni critici, tra le mosse del grande incantatore. Stefano A. Moretti  

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Conosci l'autore

Vladimir Nabokov

1899, Pietroburgo

Vladimir Vladimirovic Nabokov nacque da una famiglia della vecchia nobiltà russa che, dopo la rivoluzione del 1917, emigrò in Occidente. Completati gli studi a Cambridge, visse in Inghilterra, Francia e Germania, acquistando, con i suoi primi scritti in russo, sotto lo pseudonimo di «Sirin», vasta notorietà nell’ambiente dei suoi compatrioti emigrati. Nel 1940 si trasferì negli Stati Uniti, dei quali cinque anni dopo prese la cittadinanza. Da allora scrisse in inglese e tradusse in questa lingua alcune delle sue opere precedenti. Per undici anni insegnò Letteratura Russa alla Cornell University di Ithaca; negli ultimi anni visse in Svizzera, a Montreux, alternando l’attività letteraria alle sue appassionate ricerche di...

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