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Descrizione


Non si tratta di un altro libro sul comunismo, ma piuttosto di un libro sulle pieghe più tragiche, sulle biforcazioni più laceranti, sui personaggi più significativi di un secolo che ha avuto nell'esperienza comunista uno dei suoi baricentri più tragici e contraddittori. L'autore sceglie una strada che rifugge dalle sistemizzazioni ideologiche, dagli scenari artificiosi: ripercorre invece la segreta filigrana di tante vite e, attraverso questo concatenarsi di biografie, s'accosta al mosaico, immenso e ormai sgretolato, del comunismo.
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Dettagli

17 febbraio 1998
320 p.
9788880893059

Voce della critica


recensione di Bongiovanni, B., L'Indice 1998, n. 5

In conseguenza della deriva mediatico-politica innescata dal "Libro nero" siamo stati per alcuni mesi schiacciati sotto il peso, e sotto l'incubo, di un monolito onnipervadente, sgusciato fuori dagli spazi e dai tempi, e definito senza ulteriori specificazioni "comunismo". La geografia e la storia, un po' ammaccate, stanno ora fortunatamente riagguantando le loro prerogative. E là dove vi era la nebulosa dell'indistinto assoluto cominciano a riapparire le differenze, le specificità, le caratteristiche originali e irriducibili degli spazi (Kabul, Phnom Penh, Lipsia, Vilnius, Samarcanda, Lubiana, Odessa, Managua, ecc.) e delle fasi storiche (Pietrogrado 1917, Monaco e Budapest 1919, Mosca 1938, Pyongyang 1950, Pechino 1960, L'Avana 1962, Saigon 1975, Addis Abeba 1980, ecc.).
Recuperare alla riflessione storica il comunismo è così proprio il risultato più importante del bel libro di Flores, destinato, unendo intelligenza critica e ampiezza d'informazione, ai giovani che vogliono sapere e che, il più delle volte, si trovano davanti a una categoria metastorica, patologicamente in grado di occupare un secolo intero, e generata, nel laboratorio di un qualche" mad doctor", da astratti e intellettualistici furori. Dal comunismo-Frankenstein si passa ora invece al comunismo-rivoluzione, al comunismo-regime, al comunismo-movimento, al comunismo-mito.
Vengono allora confermate le origini russe, non paia un'ovvietà, della rivoluzione russa. Sono infatti i populisti, e in particolare, va aggiunto, la "Narodnaja volja", che, nella peculiarità intranscendibile della congiuntura russo-zarista, hanno "inventato" il partito come "gruppo di cospiratori". Belle anche le pagine sul 1917 e sulle rivoluzioni (l'urbana-liberale con il Governo provvisorio, l'urbana-operaia con i Soviet, la sconfinata rivoluzione contadina) che i numericamente ridotti bolscevichi non hanno, se non in parte, "fatto", ma hanno "afferrato". Hanno anzi afferrato - da rivoluzionari e controrivoluzionari insieme - quel potere politico che le altre rivoluzioni avevano logorato, esautorato e reso di fatto inesistente. I comunismi vengono poi descritti come realtà sorte nei luoghi dell'arretratezza, con i contadini come protagonisti assoluti e poi anche come vittime.
I comunismi sono stati anche in grado di sollecitare (ma mai in modo vincente), prima con l'opposizione alla Grande Guerra, poi con il mito dello Stato socialista, e infine con la vittoria sul nazifascismo, le realtà giunte alla piena maturità industriale. Sono poi diventati potenze (l'Urss e la Cina), con Stati satelliti, con una politica estera mondializzata. L'Urss era stata del resto in grado di avere un ruolo decisivo nella seconda guerra mondiale (con Hitler e contro Hitler). I comunismi hanno poi avuto a che fare con l'immenso processo della decolonizzazione. Vi è stato quindi ben poco di utopistico e di algidamente astratto, o meramente ideologico, nella politica dei comunismi. Vi è stato anzi un notevole grado di febbrile improvvisazione, di disinvolto pragmatismo, di incertezze nel panico ferocemente risolte, e di elastico, e spietato, realismo politico. Non è nell'ideologia, pur fondamentale, che si trova dunque il senso dei comunismi, me nella realtà storica del Novecento.

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Conosci l'autore

Marcello Flores

1945, Padova

Marcello Flores (Padova, 1945) ha insegnato Storia contemporanea e Storia comparata nell’Università di Siena, dove ha diretto anche il Master in Human Rights and Genocide studies, e nell’Università di Trieste. Tra i suoi libri: Il secolo del tradimento. Da Mata Hari a Snowden 1914-2014, (il Mulino, 2017), Il genocidio degli armeni (il Mulino, nuova ed. 2015), Traditori. Una storia politica e culturale (il Mulino, 2015), Storia dei diritti umani (il Mulino, nuova ed. 2012), La fine del comunismo (Bruno Mondadori, 2011) e 1917. La Rivoluzione (Einaudi, 2007). Con Feltrinelli ha pubblicato Tutta la violenza di un secolo (2005) e La forza del mito. La rivoluzione russa e il miraggio del socialismo (2017).

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