In fondo al nero

Dopo "la banda del grano" e dopo "I fuochi a mezzanotte" Bianchini ci consegna l'ultimo tassello della trilogia il suggello a questa storia semplice ed intensa che ci aveva commosso ed appassionato. Si arriva alla fine della vicenda con il fiatone perche' l'autore sembra aver difficolta' a riannodare i fili della storia preoccupandosi di consegnare al lettore dei personaggi sempre piu' sfuocati e sempre meno tratteggiati. Sono spariti, lo Stacchiotti, Claudio, Simone, La madre di Andrea a la rispettiva sorella e tutta la vicenda pesa sulle spalle del protagonista e dell'avvenente Jenny.In una storia semplice vissuta in provincia non si capisce la necessita' di far ruotare tutto sulle corde dell'onirico e del soprannaturale anche se il Bianchini cerca di giocare sull'ambiguita' della condizione del protagonista depresso cronico costretto ad ingurgitare cocktail di psicofarmaci per trovare un po' di sollievo dalla vita quotidiana. Anche il finale che piu' lieto non si puo' sembra essere da parte dello scrittore un pietoso risarcimento elargito ad Andrea cosi tanto maltrattato dall'immaginazione del Bianchini. Io credo che comunque il bilancio di questa trilogia sia piu' che positivo ma vista la stanchezza che ha accompagnato il terzo atto e' auspicabile che il Bianchini vada ad esplorare altri lidi per consegnarci di nuovo lavori freschi e toccanti.