In carne e cuore

“In carne e cuore” è un romanzo sull'amore: sull'amore donato e su quello che si ha bisogno di ricevere. Montero riesce nel complesso compito di trattare un argomento così frequentato in ambito letterario senza cedere a un impianto stilistico elegiaco, decadente o, peggio, stucchevole: all'esatto contrario, l’universo finzionale si caratterizza per l’elemento estremamente vitalistico. La protagonista - chiamata, con opportuna efficacia, Soledad - è una sessantenne ferita dal timore di non essere amata e dalla solitudine. La molteplicità di significati veicolata dal messaggio testuale si pone contro la sconfitta nel momento in cui la vittoria appare impossibile perché la donna è minacciata non solo dal tempus edax rerum, con la sua connaturata mancanza di pietà, ma anche (anzi, direi: soprattutto) da una società che non accetta la vecchiaia e, ancora di più, considera deprecabile il trascorrere degli anni per una donna sola e senza figli. La fragilità emotiva diventa il leitmotiv dell’intero racconto. Inoltre, la narrazione si arricchisce di suspense quando Soledad cade in un rapporto pericoloso - che costituisce una specie di plot nel plot - il cui disvelamento avviene soltanto alla fine, innescando un meccanismo presupposizionale in cui la relazione tra opera e lettore è condizionata da ciò che il lettore si aspetta; il romanzo stesso è corredato da “istruzioni” che servono a preparare chi lo legge a determinate attese. Il funzionamento della trama si snoda muovendo dal ruolo svolto dal fruitore nella sua deduzione, comprensione e interpretazione; mediante un atto inferenziale, il lettore attualizza uno o più dei segmenti narratologici possibili. Di conseguenza, risulta complicato individuare dove termina il senso come proprietà intrinseca del narrato e dove comincia il senso come prodotto dell’attività del lettore, perché il senso è il risultato di una cooperazione tra testo e lettore e risiede perciò nell'interazione che si instaura tra i due.