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scheda di Realfonzo, R., L'Indice 1994, n. 3
Nella celebre "Teoria dello sviluppo economico" del 1912 Schumpeter assegnava un ruolo centrale alla figura dell'imprenditore: si tratta dell'operatore che, una volta superata la selezione operata dalle banche, ottiene l'accesso al credito e, traducendo le invenzioni in innovazioni, distrae fattori dagli usi consueti avviando una fase di sviluppo economico. La teoria schumpeteriana proponeva una rappresentazione del processo economico capitalistico estranea alla prevalente dottrina neoclassica; ma l'esaltazione del ruolo imprenditoriale e del profitto fece dello studioso austriaco il teorico dell'imprenditore-innovatore con buona pace degli studiosi tradizionali. Successivamente, almeno in Italia, il contenuto critico della teoria economica di Schumpeter è stato ampiamente riconosciuto. Tuttavia, il dibattito sulla teoria schumpeteriana dell'imprenditore resta vivo anche perché - al di là degli interrogativi sulla reale influenza di pensatori come Nietzsche, Bergson, Sorel o Weber sulla teoria schumpeteriana dell'imprenditore - è vero che, come scrive Salsano nell'introduzione a questa raccolta dei saggi, il divenire del capitalismo è posto da Schumpeter in stretta relazione con "l'emergere, l'affermarsi e il declinare della funzione dell'imprenditore". Anche le disquisizioni schumpeteriane sul socialismo democratico e sul socialismo corporativo ('quild socialism') sono poste da Salsano in relazione alla teoria dell'imprenditore. Nel libro sono raccolti sette contributi di Schumpeter elaborati tra il 1927 e il 1949, alcuni dei quali mai tradotti in italiano. Curioso ed estraneo allo stile abituale di Schumpeter è l'intervento all'associazione degli industriali di Montréal (1945) dove egli auspica un ricorso "all'organizzazione corporativa nel senso auspicato dall'enciclica "Quadragesimo anno" di Pio XI.
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