Hotel Borg

Scritto con il tratto asciutto del cronista, il racconto prima si dipana ed estende per far poi convergere, in maniera concentrica, i destini dei protagonisti verso una sola voragine di silenzio. Molto jnteressante.

Questo romanzo di veloce e piacevole lettura mi ha ricordato “L’oratorio di Natale” di Tungstrom, di cui non eguaglia però forza ed impatto emotivo. La rappresentazione musicale qui serve a fare i conti col presente dei personaggi, anzichè col passato. La frustrazione di chi nella maturità si sente imprigionato in un ruolo e si identifica in toto col proprio lavoro si accompagna all’ansia di chi, alla soglia dell’adolescenza o nella piena gioventù, cerca risposte per sfuggire la noia e sopire la paura dell’assenza di senso. Lecca mostra a più riprese la sua cultura in materia di musica classica e fa uso di diverse ambientazioni geografiche, indugiando in qualche luogo comune. La narrazione procede in parallelo, riuscendo ad essere corale, si articola in capitoli molto brevi che dettano il ritmo della lettura, fino ad un finale in apparenza sospeso, ma di fatto compiuto. Lo ‘Stabat mater’ pone l’ascoltatore di fronte al dolore più grande, ma lo invita anche alla compassione.

si può abbassare il voto ad un romanzo solo per il suo finale? in questo caso sì, visto che tutta la vicenda sembra promettere una svolta che non arriva mai e che avrebbe dovuto dare un senso a una storia che così non ne ha. peccato.