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Chi ha scritto le due recensioni evidentemente non ha mai letto un vero romanzo. Il testo, al contrario, è molto profondo, soprattutto se letto da un punto di vista psicologico. Per esempio, non è facile stare accanto a chi ha subito una violenza e nel romanzo questo passaggio c'è, eccome! Oppure il fatto che ancora ci sia molta omertà sulla violenza in genere (anche per quanto riguarda l'omofobia). Insomma, sia il testo che il linguaggio usato (infatti, non è uniformato, ma ricalca gli stati d'animo della protagonista) danno l'idea di un vero e proprio romanzo. Certo, non va letto come un raccontino e non ci si deve neppure aspettare una lettura facile e veloce. Evidentemente oggi ci si aspetta testi semplici che nulla hanno a che vedere con il romanzo classico. Ho chiuso gli occhi un momento e il mare non c'era più, può essere letto in molti modi, dipende da chi lo legge e da cosa è abituato a leggere. Di certo non è un testo strappalacrime, ma suggerisce, in forma letteraria ovviamente, il modo con cui affrontare certi stati d'animo causati dalla violenza e come stare accanto alle persone che l'hanno subita. Dal punto di vista letterario siamo molto vicini a Marcel Proust, ma si sa, questi autori sono dimenticati e chi cerca di scrivere testi letterari stando attenti ai "canoni" non è più di moda.
Una storia lenta e tediosa di violenza e ricordo, quante ne abbiamo già lette?, mal centrata, una scrittura goffa e debole, da principiante, a tratti decisamente poco comprensibile e poco reale con il suo tono melodrammatico della lacrima facile e a tutti i costi che non riesce nemmeno a emozionare il lettore con la sua sensazione di falsità ma piuttosto finisce per annoiarlo terribilmente.
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