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Per Burgio le guerre condotte da Bush e dai suoi neocons – i quali hanno compiuto il proprio capolavoro seducendo poco a poco la destra fondamentalista cristiana –, più ancora che alla caccia al petrolio, si debbono alla dottrina delle "minacce regionali", recentemente posta al centro della politica estera da Wolfowitz e altri. L'obiettivo primo è una "balcanizzazione del Medio Oriente", volta a rafforzare gli interessi americani e Israele. Il tutto, per esigenze cosmetiche, nell'ambito di quella global democratic revolution che fu già assunta a pretesto per l'espansionismo reaganiano. Anche l'euro, che sta diventando la moneta più appetibile presso svariati paesi dell'Africa e del Centro-Sud America e dell'Asia (l'Iraq stesso ne stava accumulando una certa quantità, all'inizio del 2003), con il suo dinamismo ha innervosito gli americani: sulla dollarizzazione degli scambi economici essi fondano, rileva Burgio, il proprio strapotere globale, pur avendo da trent'anni dichiarato finita la convertibilità della loro valuta nazionale. Ma l'intero volume è ricco d'informazioni assai interessanti e non molto diffuse, sebbene, soprattutto nella seconda parte, dove si denuncia una nuova ondata autoritaria nel mondo occidentale e si esamina la situazione italiana, emerga un evidente ideologismo di fondo. Il quadro resta, a ogni modo, di ampio respiro. A detta dell'autore, gli ultimi tempi, in cui molte democrazie hanno registrato un'inquietante tendenza alla "privatizzazione della sfera politico-istituzionale", insegnano che "lotta per la pace" e "battaglia per la democrazia" sono intimamente e irreversibilmente legate.
Daniele Rocca
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