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Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939) - Luigi Di Lembo - copertina
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Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939) - Luigi Di Lembo - copertina

Dettagli

2001
1 novembre 2001
232 p., ill.
9788886389624

Voce della critica

La storia dell'anarchismo italiano negli anni successivi alla prima guerra mondiale, e in particolare nel corso del biennio rosso, è, quale emerge dal libro di Luigi Di Lembo, la storia di un'esperienza indubbiamente minoritaria, ma molto meno marginale di quanto spesso sia apparso dagli studi. Un'esperienza che, pur sconfitta, rappresentò una componente certo non ininfluente all'interno delle instabili vicende italiane negli anni che vanno dalla fine della guerra alla marcia su Roma. Grande fu il numero delle organizzazioni e federazioni (145 delle quali diedero vita nel 1919 all'Unione anarchica italiana) e crescente, negli anni del dopoguerra, l'adesione che esse ottennero: l'Usi, il sindacato legato agli anarchici, vide crescere anno dopo anno i tesserati, sino a superare i trecentomila nel 1920, e straordinariamente ampia, e non solo in base ai parametri dell'epoca, fu la diffusione del quotidiano "L'Umanità nova" sin dalla prima uscita nel febbraio dello stesso anno. Una galassia estremamente articolata, quella anarchica, che fu parte attiva nelle lotte del biennio rosso, potendo contare anche su un notevole radicamento in alcune zone del paese. È tuttavia una storia poco scavata, che con difficoltà riesce ad avere spazio al di fuori della pubblicistica a vario titolo militante o delle pagine della "Rivista storica dell'anarchismo", di cui, tra l'altro, Di Lembo è redattore. Certo, la marginalità politica dell'anarchismo negli anni del secondo dopoguerra e dell'Italia repubblicana ha contribuito non poco alla difficoltà nel ritessere il filo della memoria interrottosi negli anni del fascismo e nel sottoporre le vicende del movimento anarchico a indagine storiografica.

Il libro di Di Lembo vuole ridare luce e voce a quella storia e ai suoi protagonisti (tra i quali alcune notevoli figure come Errico Malatesta, Armando Borghi e Camillo Berneri), indagando il ventennio nel quale si consumarono le sorti del movimento anarchico italiano novecentesco: dalla fase di maggior espansione, dunque, alla definitiva sconfitta consumatasi in Spagna nel corso della guerra civile. Tra i due momenti, l'esito rovinoso dell'occupazione delle fabbriche, sul quale pesò l'atteggiamento della CGdL (l'allora Confederazione generale del lavoro) e del partito socialista in tutte le sue componenti, è presentato come un autentico spartiacque, da cui derivarono la divisione e lo sbandamento delle organizzazioni del proletariato. Gli anni che seguirono, quelli del regime fascista, furono principalmente gli anni dell'esilio: dai nuovi approdi, generalmente la Francia, gli anarchici provarono a tessere alleanze con altre forze dell'antifascismo europeo (soprattutto con Giustizia e Libertà) sino al momento della partecipazione alla guerra di Spagna, cui diedero un decisivo contributo per quel che riguarda la formazione della prima colonna di volontari italiani.

Una parabola, quella percorsa dall'anarchismo italiano nei venti anni in questione, che il libro ripercorre quasi esclusivamente attraverso lo studio sistematico della stampa anarchica, privilegiando in questo modo la ricognizione minuziosa del ricco dibattito interno più che l'analisi approfondita dell'effettiva incidenza che il movimento ebbe nella società italiana.

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