La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterità

I tre saggi un cui si articola questo libro lucidissimo parlano di noi: Rivera infatti tiene ferme le implicazioni morali e politiche dei temi trattati, e prende posizione con estrema chiarezza su questioni spesso trattate con superficialità, come la laicità dello stato, l’islamismo, il relativismo. Nel primo saggio, dedicato all’”interdetto del velo”, Rivera affonda lo sguardo sulle retoriche dell’alterità che oggi rovesciano del tutto le acquisizioni più notevoli del pensiero contemporaneo sulla scoperta dell’Alterità e della sua funzione di struttura costitutiva dell’esistenza, e ripiegano su un tribalismo ottuso. E’ questa cecità che rifiuta la polisemia dell’ hijâb, ridotto a un un riflesso del ritorno alla tradizione religiosa, imposto da padri e fratelli, e collegato a inaccettabili rivendicazioni di stampo confessionale. Negli altri due saggi Rivera mostra come il contrario del relativismo sia l’assolutismo; e ripercorre con grande efficacia la genealogia del fondamentalismo “occidentale”, con la sua parola d’ordine ossessiva dell’incompatibilità tra le “culture” e con la riproposizione di una superstizione etnocentrica che si presenta sotto le vesti della “civiltà”. Come ci avvertiva Adorno, “proprio là dove è più pronto il richiamo alla ragione, si tratta sempre, in realtà, dell’apologia del suo contrario”.