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La prospettiva di Stargardt è insolita: senza fare distinzioni tra vittime e carnefici, l'autore affronta il tema della "sofferenza degli innocenti", concentrandosi sui traumi patiti da un'intera generazione di adolescenti tra l'affermazione del nazismo in Germania e la conclusione del conflitto mondiale. Attingendo a un'ampia scelta di fonti, da cartelle cliniche a diari privati, ma soprattutto fornendo un'interpretazione originale dell'ordine sociale nazista, Stargardt ripercorre quel processo che avrebbe dovuto, secondo le parole di Hitler, rendere la gioventù tedesca "dura come il cuoio". Oltre all'analisi delle attività svolte dalla Hitlerjugend, l'autore indaga anche le politiche di emarginazione e di eliminazione praticate verso coloro malati di mente, disabili, asociali e non ariani che costituivano una potenziale minaccia per la purezza razziale dei tedeschi del futuro. Sarà solo la guerra a cambiare drasticamente la situazione e a rivelare le contraddizioni della politica nazista nei confronti della gioventù: dai massicci investimenti sulla salute dei minori, dalle severe misure per la tutela dallo sfruttamento sul lavoro si passerà all'arruolamento forzato, all'inquadramento nel Volkssturm e infine alle cariche disperate contro i carri armati sovietici. Protagonisti del conflitto, i bambini e gli adolescenti di Berlino, così come quelli di Varsavia o di Lodz, condivisero la medesima sorte, contrabbandando, cadendo preda di bombardamenti, patendo la fame, ma soprattutto continuando a giocare. È proprio sullo sfondo dell'analisi psicologica e sociale del rapporto tra guerra, gioco e infanzia che Stargardt riesce a scattare un'istantanea straordinaria, quella, cioè, che ritrae i bambini polacchi intenti a simulare gli interrogatori della Gestapo, quelli ebrei a fare le SS, quelli tedeschi gli occupanti russi. Federico Trocini
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