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I Gruppi di combattimento. Studi, fonti, memorie (1944-1945). Atti del Convengo (Firenze, 15 aprile 2005) - copertina
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I Gruppi di combattimento. Studi, fonti, memorie (1944-1945). Atti del Convengo (Firenze, 15 aprile 2005) - copertina

Descrizione


La storia dei rapporti fra militari e Resistenza all'origine della democrazia e della Repubblica è un tema rilevante, su cui è stata fatta e di recente si è tornati a fare retorica. Gli attori del volume sono sostanzialmente quattro: gli stessi protagonisti, ormai nella veste di reduci rammemoranti o memorialisti; le forze armate; gli storici, nella loro veste di professionisti dello studio del passato; la retorica pubblica, riflesso del clima politico, nella sua funzione riattualizzatrice non disinteressata del passato. Una particolare attenzione viene posta sul lavoro degli storici, ma ciò che emerge dal volume è che, pur rimanendo un tema sottoposto a un uso strumentale da parte della politica, la storia del rapporto fra militari regolari e Resistenza irregolare, quale fu concretamente e storicamente delineato fra 1943 e 1945, rimane un campo di studio in molti settori tuttora da arare.
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Dettagli

2006
19 ottobre 2006
240 p., Brossura
9788843039722
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Indice

Premessa di Enrico Cecchetti/Studi, memorie e fonti sui rapporti fra militari epartigiani nella guerra di Liberazione di Nicola Labanca/ Parte prima. Gli studi. Militari e Resistenza. Le svolte della storiografia di Nicola Labanca1. Gli attori 2. Un ricordo della cooperazione ancora fresco 3. Un silenzio imbarazzato 4. Un primo ritorno di memoria 5. Una retorica nuova 6. Verso una revisione 7. Due tappe importanti 8. Lontani dalla Repubblica 'nata dalla Resistenza' 9. Una presidenza assai attenta 10. Storici al lavoro 11. Un caso particolarmente rilevante 12. Relazioni ufficiali e testimonianze orali 13. Conclusioni I militari italiani visti dagli Alleati: il caso dellaFrancia di Hubert Heyriès/ 1. Fra riluttanza e mancanza di fiducia 2. Fra disprezzo e rifiuto del nemico 3. Fra pragmatismo e contingenza 4. Conclusioni Le operazioni dei reparti regolari italiani: i Gruppidi combattimento di Mario Montanari1. La cobelligeranza 2. I Gruppi di combattimento 3. Le operazioni dei Gruppi di combattimento 4. Nota conclusiva Parte seconda. Le fonti. Le fonti bibliografiche di Gian Luca Balestra1. Le opere generali 2. Tempi e forme della storiografia 3. Il volontarismo 4. L'epurazione dei fascisti Le fonti archivistiche di Arianna Franceschini. Parte terza. La memoria. Un grato ricordo: Alfonsine e i Gruppi di combattimento di Giuseppe MasettiI ricordi dei volontari senesi di Vittorio Meoni/ Partigiani del Bianconcini-Folgore sulla LineaGotica di Giuliano Lenci/ Un'associazione di militari della guerra di Liberazione,fra testimonianza e storia di Luigi Poli/ 1. Il periodo eroico 2. Il periodo dell'avanzata nelle Marche 3. Il periodo sulle difese gotiche Una nota a margine di Giovanni Bucciol/ Appendici. Una bibliografia a cura di Gian Luca Balestra/ Le fonti dell'Archivio dell'Ufficio storico dello Statomaggiore dell'esercito a cura di Arianna Franceschini/ Diari storici seconda guerra mondiale /Gruppo di combattimento Cremona / Gruppo di combattimentoPiceno / Gruppo di combattimento Legnano / Gruppodi combattimento Mantova / Gruppo di combattimentoFriuli / Gruppo di combattimento FolgoreGiustizia militare / Stato maggiore regio esercito – Vari uffici /Stato maggiore regio esercito /Carteggio sussidiario Stato maggiore regio esercito /Carteggio Ufficio ordinamento e mobilitazione /Carteggio versato dallo Stato maggiore della difesa / Ufficio riordinamento e mobilitazione / Partigiani / Il Centro interuniversitario di studi e ricerche storico-militari /

Voce della critica

Il fenomeno dei Gruppi di combattimento, che avrebbero inquadrato circa cinquantamila uomini, costituendo pertanto la parte più consistente dei reparti regolari attivi con gli Alleati nella guerra di Liberazione, non è stato indagato a sufficienza. Da questo libro scaturisce una serie di probanti indicazioni per approfondire una più comprensiva storia dei rapporti fra militari e Resistenza. Il saggio di Labanca va al di là del tema e richiama criteri che dovrebbero essere ormai patrimonio acquisito: "La ricerca storica non deve cedere alla retorica del discorso pubblico, come non deve cedere alla memoria". E aggiunge che la relazione "fra retorica e ricerca storica può (…) arricchirsi e complicarsi quando è ancora viva la memoria dei protagonisti". Non si può onestamente affermare che non continui spesso a regnare fra questi tre piani una nociva sovrapposizione. La memorialistica invade il campo e pretende di sottoporre a verifica i risultati della ricerca. Il giornalismo si sbilancia in uscite che ambiscono a una compiutezza storiografica. La storiografia non di rado dimentica che il suo fine non è quello di attualizzare il passato, ma di "tentare di comprenderlo, ricostruendone filologicamente le dinamiche e gli attori". Il caso dei volontari partigiani nei Gruppi di combattimento si trova nella posizione più scomoda. Secondo Labanca è corretto parlare di "Resistenza dei militari" più che di una compatta e univoca "Resistenza militare", mentre i rapporti, gli scambi e i contrasti tra istituzione militare e movimento partigiano dovrebbero essere approfonditi criticamente, con una spregiudicatezza in buona misura da conquistare: "La migliore ricerca sulla public history e sull'uso pubblico della storia non è quella che finisce per stendere il ricettario che ambisce a essere il manuale della retorica pubblica futura".
  Roberto Barzanti

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