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Graziano Pompili. La memoria del sacro presenta il ciclo delle quattordici stazioni della Via Crucis in terracotta, oltre a disegni preparatori su carta, a sculture in marmo e in bronzo, tutte riferite al tema del sacro, cui l'artista ha lavorato in questi ultimi anni. Graziano Pompili ha infatti sentito l'esigenza di realizzare una "Via Crucis" in terracotta, tornando a misurarsi con le suggestioni della messa a morte di Cristo, emblema della sofferenza umana.
Lo scultore, nato a Fiume nel 1943, e residente a Montecchio (Reggio Emilia), dopo essersi dedicato, negli anni Ottanta, alle "ri-archeologie" (in cui è evidente il retaggio dell'arte rinascimentale), terrecotte frantumate e successivamente ricomposte, ha eletto, negli anni Novanta, la casa, nella sua rappresentazione primordiale di luogo dell'eterno ritorno, a emblema della propria ricerca, in cui il marmo è diventato il materiale prevalente, senza tuttavia abbandonare la terracotta e utilizzando anche il metallo traforato e le lamiere dipinte.
La Via Crucis di Graziano Pompili ripropone il cammino ultimo di Cristo: formelle con figure stilizzate senza testa, che paiono manichini mossi da una forza misteriosa, chiamati a incarnare una tragedia di cui il rosso del sangue rivela tutta l'atroce sofferenza.
La monografia, catalogo dell'esposizione a Palazzo Magnani, comprende i testi del curatore, Sandro Parmiggiani (Esperienza e memoria delle forme del dolore), di Marco Vallora (Terra morta: vitalità della materia) e di Luciano Manicardi (Via Crucis. La mutezza della violenza). Seguono l'antologia critica, il catalogo delle opere, la biografia (a cura di Francesca Pompili), l'elenco delle esposizioni e la bibliografia.
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