Si potrebbe cominciare a trattare dell'ultimo libro di Piero Boitani, Il grande racconto delle stelle, rimanendo fermi sull'assunto di base che più di ogni altro è a fondamento dell'opera: l'essere umano che di fronte a se stesso, e in osservazione degli astri, della loro bellezza, del loro mistero, ne osserva e indaga l'esistenza, in prima e ultima battuta osserva e racconta se stesso. Che è poi una caratteristica di ogni grande impresa umana e artistica; ebbene, nel caso di questo libro raffinatissimo, un oggetto prezioso anche solo da guardare e da sfogliare, la vocazione e l'attitudine finiscono per coincidere. Ciò che ne rimane, ciò che ne deriva, è una indagine luminosissima sulla storia dell'umanità, intrecciata allo sviluppo e alla lenta trasformazione nel tempo della letteratura, della musica, della filosofia, della storia. È il tempo l'altro grande protagonista di questa ricerca; e ogni capitolo, ogni paragrafo, regala la possibilità di giocare con il trascorrere dei giorni, degli anni, dei secoli, delle ere. Mentre, sempre più, si scardinano i confini di ogni disciplina, e ogni arte può vivere nel riflesso e nell'intersezione con ogni altra. È anche questo il senso di vertigine che procura leggere questo libro, un caleidoscopio di nomi, dati, informazioni, che sembrano svilupparsi quasi gli uni dagli altri, e in cui, procedendo nella lettura, si chiarisce il senso di quell'avvertimento nella prefazione, quando l'illustre professore di letterature comparate alla Sapienza di Roma, afferma: "Questo non è un libro di astronomia, o di storia della medesima. È un libro che vuole esplorare e presentare l'immagine che l'umanità si è costruita delle stelle attraverso il tempo: l'immagine, cioè, come ce l'hanno trasmessa la letteratura, le arti visive, la musica"; e ancora: "A scriver di stelle in maniera davvero esaustiva, si comporrebbe un'enciclopedia, mentre questo intende essere un racconto, articolato ma non infinito: il grande racconto che il cielo fa di se stesso, dei suoi moti e colori, delle forme e dei miti, del suo canto e della sua musica". Effettivamente, è anche in questa "raccontabilità", nella possibilità di fare racconto di una serie di accidenti artistici, letterari, umani, il fascino di questa indagine, che rimane sempre potenzialmente aperta, anche all'intersezione con nuove e inaspettate prospettive: la raccolta del materiale viene stabilita dalla più efficace e opportuna delle "categorie", quella della necessità; e non potrebbe che essere così, in un lavoro di ricerca che considera quale primo impulso della poesia, della scienza, della filosofia, quello della "meraviglia". E che pare racchiudere, riassumere, nel suo nome, quello di un nuovo genere letterario, proprio quello della meraviglia, capace di schiudersi a cortocircuiti che lasciano disarmati e ammirati, quanto più è possibile seguirne gli sviluppi con rigore, disciplina, serietà. Sfilano anche i nomi più grandi (da Giotto a Van Gogh, da Omero a Joyce e ben oltre), e meno noti. La sapienza segue sue strade proprie, e si arricchisce di schegge sconosciute ai più che qui vengono raccolte e fatte brillare: "L'intenzione è quella di partire dai primordi della civiltà umana e giungere al XXI secolo, e di vagare attraverso il pianeta". Raffaella D'Elia
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