Il grande amore. Vita e morte con Bill Evans

È indubbiamente triste leggere dei dietro le quinte così degeneranti; uno sforzo enorme arrivare a fine libro senza scandalizzarsi. L'autrice avrebbe potuto risparmiarci qualche aneddoto, così come qualche termine scurrile, specie nella trattazione di persone terze alla storia che si trovano nelle pagine come in forma di diario personale e che esulano dalla descrizione della sua relazione con il pianista. Solo a tratti e un po' più verso la fine il registro riacquista decenza, una qualche dignità negli stralci di lirismo romantico-artistico rari al di là di quanto riportato nella quarta di copertina che fanno un po' giustizia e con sofferenza sembrano voler cercare e trovare corrispondenza alla profonda bellezza che la musica di Bill contiene ed esprime. Di Evans teniamoci stretta la musica, ma un fan che si cimenta a leggere questa narrazione della sua vita, per quanto sappia delle dipendenze dell'artista (basta guardare i video degli ultimi anni con le sue mani gonfie per intuirlo), ha da affrontare una realtà quotidiana che con molta difficoltà ne rintraccia il vissuto come spiegazione del titolo "grande amore". Che si legga tutto - se proprio si vuole e proprio si deve - con spirito critico e con le dovute distanze: per quanto le pagine procedano in ordine cronologico, si ha da fare i conti dall'inizio alla fine con ogni sorta di "disordine". Mi resta l’ammirazione di sempre per l'artista Bill Evans, ma difficile che il testo contribuisca ad alimentarla - di certo non ad aumentarla. Sarebbe stato bello leggere una testimonianza diversa, di una persona che cerca di salvare l'artista dalle sue crisi e dai suoi vizi, piuttosto che soltanto assecondarlo in tutto e per tutto. Metto due stelle al posto di una solo perché in qualche pagina un qualche pensiero di questo tipo si legge o si avverte tra le righe - ma non si può dire di certo che siano la maggioranza, anzi, tutt'altro.