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Governare i rifiuti - Guido Viale - copertina
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Governare i rifiuti - Guido Viale - copertina
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Dettagli

1999
14 maggio 1999
173 p.
9788833911595

Voce della critica





Sori, Ercole, Il rovescio della produzione, Il Mulino , 1999
Viale, Guido, Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri , 1999
AA.VV., I rifiuti nel XXI secolo. Il caso Italia tra Europa e Mediterraneo, Ambiente, 1999
Pauli, Gunter, Il progetto Zeri, Il Sole 24 Ore, 1999
recensioni di Segre, A. L'Indice del 2000, n. 02

Questi quattro libri trattano, con diversa enfasi, di tre grandi temi d'attualità: l'economia ecologica, i rifiuti e lo sviluppo tecnologico. Sintetizzando ulteriormente, si potrebbe dire che parlano dei rifiuti, della loro produzione e del loro uso attraverso i tempi.
Il libro di Ercole Sori, uno storico, presenta con dovizia di particolari ed esempi la situazione dei rifiuti in epoca pre-industriale e paleotecnica, rovesciando l'espressione "modo di produzione" in "modo di rifiutazione", partendo dal noto limite dell'economia classica che fa terminare il processo produttivo con il consumo, non interessandosi a che cosa capita dopo, cioè dove e come vanno a finire gli scarti e i residui. L'autore parte addirittura dalla situazione di Roma antica, dove si manifestano i primi problemi tra l'uomo e l'ambiente, ma l'eccellenza dei romani nella tecnica idraulica rende la situazione lì meno grave che altrove, dove frequenti sono gli avvelenamenti da piombo dovuti all'acqua e al vino.
La descrizione dei periodi successivi, dal Medioevo all'età preindustriale, è così ricca di esempi di situazioni difficili per l'ambiente di vita da far apparire la nascita della questione ambientale attorno agli anni sessanta-settanta di questo secolo di gran lunga inappropriata. Anche i conflitti tra ambiente e lavoro si possono far risalire, secondo l'autore, a periodi molto lontani, cioè a partire dalla rivoluzione urbana dei secoli XII-XIII, quando l'attenzione dei governi locali comincia a rivolgersi alla tutela dei beni pubblici.
Il volume è diviso in due parti, la prima dedicata a una tipologia dei rifiuti (i rifiuti al consumo, i rifiuti alla produzione, deiezioni, spoglie) e la seconda al ciclo degli elementi e bilancio dei materiali in agricoltura e nel riciclaggio nelle attività extra-agricole: la scansione storica è all'interno di ogni capitolo.
Per quanto oggi si sia assillati dal problema di eliminare, buttare via, usare sempre cose nuove, la storia dei riciclaggi è antica: in tutto il periodo che va dal XIII secolo al 1850, ad esempio, la carta è sempre stata fatta con gli stracci; e fin dal 1500 l'industria della lana rigenerata è un altro esempio di riciclaggio di origine remota, oltre all'ancor più diffuso uso degli stracci di lana come fertilizzante in agricoltura.
Sebbene, come sostiene l'autore, di fronte alla profonda azione modificatrice degli assetti naturali e delle popolazioni animali, i residui che consumo e produzione rilasciano nei vari ambienti sembrino mediamente poca cosa, in realtà la loro non omogenea distribuzione sul territorio fa emergere luoghi di concentrazione di uomini e di attività produttive, le città, che cominciano molto presto a mostrare la corda in termini di carico ambientale esercitato dai rifiuti. Il volume indaga a fondo su questo che viene chiamato il corno del problema ecostorico meno indagato dando una visione nel tempo di una questione di solito considerata solo di attualità.
Guido Viale, nel secondo volume qui considerato, dà dei rifiuti una definizione interessante: "i rifiuti sono un elemento fondamentale per ricostruire una cultura materiale adatta alla nostra epoca".
Viale sottolinea come per noi cittadini della civiltà dei consumi sia estremamente difficile ricostruire il ciclo di vita di un prodotto di uso quotidiano, anche perché tale prodotto è accompagnato da una sorta di "aura", l'immagine che di esso ci consegna la pubblicità. E sovente quest'aura prevale a tal pun-
to che, di fatto, ci ritroviamo a consumare l'immagine più del relativo prodotto, che verrà abbandonato quasi nuovo. La seconda parte del ciclo di vita di un prodotto - cioè la ri-consegna all'ambiente come rifiuto - non risente dello stesso inconveniente, perché, almeno per ora, nessuno fa pubblicità al rifiuto. Per questo, sostiene sempre l'autore, guardare i rifiuti ci aiuta a capire di che cosa è fatta la nostra vita quotidiana molto meglio di qualsiasi analisi del nostro paniere dei consumi. Attraverso l'analisi dei rifiuti possiamo ricostruire il medium, cioè l'ambiente culturale, sociale e materiale in cui viviamo. Parafrasando Feuerbach, l'uomo del nostro secolo non è solo ciò che mangia (ossia ciò che consuma), ma è anche e soprattutto ciò che scarta e butta via. La quantità e la composizione dei rifiuti sono degli indicatori del livello e della composizione socioculturale di un insediamento residenziale molto più precisi di quelli tradizionali, come il titolo di studio o la condizione professionale.
Fatte queste considerazioni, Viale analizza poi le possibilità di riduzione dei rifiuti, di recupero, di raccolta differenziata, e i problemi della comunicazione e della negoziazione. La comunicazione risulta infatti essere una componente essenziale nella riorganizzazione generale della gestione dei rifiuti. Infatti, se delle merci si parla molto, soprattutto attraverso la pubblicità, dei rifiuti si parla decisamente meno; e questo, a parere dell'autore, soprattutto per quattro motivi: perché un oggetto - una volta diventato rifiuto - da pulito diventa sporco, da utile diventa inutile, aveva un prezzo ma poi non vale più niente, e se prima l'avevamo portato a casa nostra dopo non desideriamo altro che disfarcene. Senza dimenticare che i rifiuti vengono puntualmente persi di vista da chi li ha prodotti, almeno fino a quando il loro smaltimento diventa a sua volta un problema. Eppure le merci, cioè le cose nuove, nascono vecchie, contengono già in sé, al momento della nascita, una irrevocabile ingiunzione a porre termine alla loro esistenza nel più breve tempo possibile, "nel mondo contemporaneo le merci nascono come rifiuti: ciò che è nuovo è tale perché è già vecchio, e la sua destinazione naturale è la discarica. Il mondo in cui viviamo non è che la discarica di ciò che produciamo".
Volendo affrontare il problema dei rifiuti da un punto di vista meno filosofico e più normativo, si tenga conto del terzo volume presentato in questa breve rassegna, un testo di consultazione che raccoglie i contributi di undici autori. I saggi possono essere distinti in tre categorie: quelli strettamente normativi, che prendono in considerazione la legislazione comunitaria e italiana in particolare, quelli tecnici che affrontano problemi specifici (il compostaggio, le acque ecc.), quelli che trattano gli strumenti giuridici per la partecipazione dei cittadini e per la difesa del diritto all'ambiente, oltre a un capitolo conclusivo propositivo per la gestione dei rifiuti nel prossimo secolo.
Il volume di Gunter Pauli affronta una tematica più generale, le modalità di crescita dell'economia, nell'ottica strategica dell'economia a emissione zero basata sulla consapevolezza dell'eccessività dello spreco nell'attività umana. Una strategia che richiede lo studio e l'applicazione di nuove forme di utilizzazione dei rifiuti e degli scarti di produzione con interventi situati soprattutto a monte della produzione con la progettazione di nuovi prodotti e nuovi modi di produrre che implichino meno scarti o comunque residui facilmente identificabili e quindi riutilizzabili o reinseribili senza danno nella biosfera.
Questi concetti stanno alla base nel cosiddetto progetto Zeri (Zero Emissions Research Initiative), avviato nel 1994 nell'ambito dell'Università delle Nazioni Unite a Tokyo. Come si legge nell'allegato al volume che spiega tale iniziativa, "Zeri è stata fondata per avviare ricerche scientifiche, sviluppando centri di perfezionamento in tutto il mondo con l'obiettivo di ottenere innovazioni tecnologiche che condurranno a un nuovo modo di produrre senza dar luogo ad alcuno spreco. Tutti gli input sono quindi utilizzati per il prodotto finale o devono essere trasformati in elementi che possano costituire valore aggiunto per altre industrie".
La struttura teorica su cui si basa il progetto è quella della scienza generativa, che asserisce che l'era della specializzazione e della misurazione abbia fatto perdere di vista il quadro generale e il concetto di circolarità del tempo. Nella scienza generativa si tengono in attenta considerazione gli effetti dannosi e innocui provocati da emissioni, scarichi e altri sottoprodotti e ci si impegna in uno sforzo creativo per assicurare che nulla vada sprecato. Una logica di questo genere rimanda a qualcosa di più del mero riciclaggio: risorse, materiali e prodotti rientrano nel circolo del processo produttivo anche se in forma più degradata, cioè con utilizzi di qualità decrescenti.
È evidente che la complessità di un tale programma, che tiene conto del carattere sistemico dell'apparato produttivo e del mercato, lo rende probabilmente perseguibile solo parzialmente e in forma graduale, e non potrà che portare forti innovazioni sia nel sistema produttivo sia nel mercato.

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Conosci l'autore

Guido Viale

1943, Tokyo

È stato uno dei leader del Sessantotto. Vive a Milano dove lavora per una società di ricerche economiche e sociali. Fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (Anpa). Collabora con i quotidiani, La Repubblica e il Manifesto.

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