Gorky Park

Punto di forza di quest’opera originale, nè thriller nè spy story, è la ricostruzione ambientale russa nel contesto dell'inevitabile confronto con gli USA. Sarebbe un errore approcciarvisi intendendola come giallo tradizionale, Cruz Smith stesso, infatti, rivela ben presto l'identità dell’assassino dei tre giovani rinvenuti nel parco. Il problema che si troverà a risolvere l’ispettore Renko, figlio degenere di un generale dell’Armata rossa, un tipo strano, controcorrente, forse dissidente, o senza forse, dotato di una forte carica umana, è il meccanismo che cercherà di stritolarlo. Arricchito da puntuali ma non pesanti descrizioni e varie considerazioni esistenziali, il romanzo fila liscio come l'olio.

Bel libro, succoso. È passato dalla libreria di mio padre alla mia, e lì ci è rimasto per una decina di anni. Mi ripromettevo sempre di leggerlo per quella sua copertina stravista da caso editoriale del passato. Ed ecco, l’ho appena chiuso. Do 4 stelle che è il massimo che io possa dare ad un giallo perché è una lettura avvincente, con un protagonista affascinante e ben definito. Così tanto che quando chiudi il libro sai che te lo ricorderai a lungo. E poi l’ambientazione pericolosa URSS - USA che poteva rischiare uscite nel retorico o semplicistico, a volte ci va vicino ma non tracima mai.

Un thriller di carattere. Del resto Martin Cruz Smith è un autore davvero solido; mai banale nelle trame, sempre ottimo nello stile. Per alcuni aspetti il libro mi è piaciuto molto. Renko è un personaggio da consacrare nell'olimpo dei detective/investigatori e la location Moscovita è di gran fascino. Peraltro la vicenda narrata è anche molto intrigante. Forse questo voto è troppo risicato per la qualità generale dell'opera, però devo ammettere di aver poco apprezzato la parte finale "americana" della storia...e questo per me ha sempre un peso notevole nel giudizio.