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scheda di Manetti, D., L'Indice 1997, n. 8
Il saggio associa il tema "giustizia e comunità" al confronto tra il liberalismo di John Rawls e il comunitarismo, illustrando i termini principali di una discussione tra due prospettive che spesso, assai sbrigativamente, sono qualificate come un liberalismo neutralista e formalista di soggetti disincarnati da una parte e un comunitarismo particolaristico e moralmente circostanziato di persone concrete e socialmente determinate dall'altra. Forse però i due diversi orientamenti che sottostanno alle parti in questione non sono così diametralmente opposti come la succitata e semplicistica definizione può far pensare, e l'opera della Besussi lascia anzi intendere che una possibilità di dialogo si dia a partire dalla revisione autonomamente intrapresa da Rawls in merito alle proprie tesi dell'argomento originario sulla giustizia. La revisione del programma di "Justice as fairness" ha portato Rawls a contestualizzare un discorso universalistico, orientandosi a un programma filosofico per la ricomposizione politica dei conflitti sul giusto tipici di una tradizione liberaldemocratica tale da avvicinarsi al comunitarismo oltre ogni intenzione; Rawls parte infatti dalle critiche di eccessiva astrattezza della sua teoria e dall'accusa di incapacità a rispondere realisticamente a problemi concreti per indagare le radici kantiane della giustizia come equità e proporre infine un universalismo limitato che riformula la giustizia quale standard condivisibile qualora si disponga di un adeguato vocabolario implicitamente comune: tale vocabolario fa riferimento a un linguaggio parlato, a un noi e dunque a una comunità.Questo è il senso della svolta compiuta dalle Dewey Lectures del 1980. La conclusione dell'opera esamina il più recente argomento rawlsiano, quale è presentato in "Political Liberalism", per confermare lo sviluppo delle possibilità dialogiche tra la prospettiva liberale e quella comunitarista.
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