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Giovanni Episcopo - Gabriele D'Annunzio - copertina

Descrizione


Giovanni Episcopo è un modesto impiegato dal carattere introverso e taciturno. Durante un litigio tra colleghi viene ferito accidentalmente da Giulio Wanzer, un uomo prepotente e aggressivo. Dopo questo episodio Episcopo finisce per diventare succube di Wanzer che ne fa il suo servitore. Giovanni insieme a Wanzer e i colleghi frequenta spesso una pensione, qui conosce una giovane e piacente cameriera, Ginevra, si invaghisce di lei e finisce per sposarla. Nonostante la nascita di un figlio, il suo matrimonio è destinato a naufragare a causa del carattere di Ginevra e le cose peggiorano sempre più quando Giulio Wanzer decide di istallarsi in causa sua. L'uomo è incapace di reagire alle angherie del collega fino a quando il tentativo di ribellarsi porterà ad un tragico epilogo. Dal romanzo è stato tratto il film Il delitto di Giovanni Episcopo, per la regia di Alberto Lattuada.
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Dettagli

2019
18 aprile 2019
208 p., Brossura
9788868721954

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Luca Aquadro
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"Illustre signora, mia cara amica, questo piccolo libro che io vi dedico non ha per me importanza di arte (...) Fu scritto a Roma nel gennaio del 1891, dopo quindici mesi di completo riposo intellettuale (...) Mi pareva che tutte le mie facoltà di scrittore si fossero oscurate, indebolite, disperse (...) Ecco, mia cara amica, la genesi di questo piccolo libro che io vi dedico". In pratica, detto papale papale e visto che l'autore si trovava a Roma, ti sto dedicando 'na sòla. Del resto, da uno come D'Annunzio ci si può aspettare di tutto, (i)sòle comprese... Che si sia trattato della sindrome da opera seconda? Dopo un capolavoro o, comunque la si pensi, un grande successo come "Il piacere" (1889), un passo falso ci può anche stare. Sta di fatto che, da grande amante di D'Annunzio quale sono senza alcuna vergogna, devo ammettere che del suo secondo romanzo, "Giovanni Episcopo", si poteva anche fare a meno. Tuttavia della (breve) vicenda dell'impiegato protagonista ed eponimo del libro, che confessa in prima persona una sequenza quasi fantozziana di sventure culminata in un delitto finale tanto prevedibile quanto brevemente descritto, salvo almeno due cose: da un lato, come per gli studenti mediocri, l'impegno dell'autore per cercare nuovi stimoli e un nuovo stile dopo il successo dell'opera prima e, soprattutto, la sua ammissione di non aver studiato (quanti scrittori avrebbero oggi il coraggio di scrivere una dedica così autocritica?); dall'altro il fatto che, trattandosi pur sempre di un grande scrittore, qua e là qualche tocco di bravura emerga nella mediocrità generale dell'esperimento. "C'è chi cammina in mezzo a un popolo come in mezzo a una foresta d'alberi tutti eguali, indifferente; ma c'è qualcuno, continuamente ansioso, che cerca in ogni volto la muta risposta a una muta domanda. Per costui non ci sono su la terra stranieri." "Ciro, Ciro, figlio mio!" nella terzultima pagina del romanzo è invece involontaria prefigurazione di Sandra Milo. Povero Vate...

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Gabriele D'Annunzio

1863, Pescara

Debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo, nel quale è evidente l’imitazione di Carducci temperata da una già personale vena sensuale e naturalistica. A Roma, dove iniziò (ma non concluse) gli studi alla facoltà di lettere, D’Annunzio visse all’insegna della mondanità e dell’estetismo, sempre alla ricerca di nuove sensazioni in nome di un compiaciuto erotismo al quale sarebbe rimasto fedele sino alla fine con ossessive varianti. Dal decadentismo europeo assimilava, intanto, ideali di sensibilità e di raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale: nacquero così, accanto ad alcune raccolte di versi, romanzi come Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891)...

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