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Descrizione


Tra le rovine di quello che è stato un tempo il produttivo Galles minerario, in un paesaggio sociale e urbano dell'era postindustriale, si muovono i protagonisti di questi 11 racconti, uniti dal comune tentativo di evadere dalla loro storia e dal loro presente. Ma se le vie di fuga sono quasi sempre autodistruttive e il nucleo familiare è il luogo dell'anaffettività o dell'abuso, inattese possibilità di riscatto rimettono continuamente in gioco i loro destini. Poco più che ragazzi, si aggirano ai margini delle periferie, sullo sfondo anonimo di strade, treni, luna-park e stazioni di servizio, osservati da una distanza affettuosa, mentre si salvano per puro caso o scoprono se stessi nell'attimo della perdizione.
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Dettagli

2008
1 gennaio 2008
160 p., Brossura
9788895324043

Voce della critica

Per la giovane scrittrice gallese Rachel Trezise, che nel libro d'esordio autobiografico La mia pelle sporca (Einaudi, 2004) narrava una storia di violenza domestica e di emarginazione, la scrittura è uno strumento di salvezza che possiede "qualcosa di catartico". La scrittura, dunque, è anche un mezzo per risolvere problemi personali complessi, sottolinea l'autrice di Giostre, puzzle e altre storie, undici racconti che ne confermano le qualità narrative, ma soprattutto l'autenticità e l'urgenza della scrittura.
Nata nel 1978 a Cwmparc, nel Galles meridionale, Rachel Trezise, dopo un'infanzia segnata da abusi e privazioni e un'adolescenza all'insegna della promiscuità sessuale e del consumo delle droghe più svariate al seguito di gruppi rock sui quali scrive per la fanzine musicale "Smack Rapunzel", nel 2000 si laurea in giornalismo e letteratura inglese e inizia a dedicarsi seriamente alla scrittura. Il suo primo libro, tradotto in diverse lingue, le assicura un posto nella Orange Futures List, tra le ventuno promesse letterarie del XXI secolo. Nel 2007 Rachel Trezise pubblica Dial M for Merthyr, picaresco reportage del tour della rock band dei Midasuno e per il teatro la pièce Sing of a Maiden. È sposata, vive tra New York e il nativo Galles e imminente è l'uscita di un suo nuovo romanzo.
Nella raccolta di racconti ora pubblicata dalla Beit, casa editrice di Trieste, premiata con il Dylan Thomas Prize, Rachel Trezise ripercorre alcuni temi già affrontati nel romanzo d'esordio. L'ambientazione è ancora tra le rovine di quello che è stato un tempo il produttivo Galles minerario: le periferie della Rhonda Valley, i quartieri popolari, le fabbriche e le miniere chiuse da anni. Uno scenario pieno di nomi affascinanti, come Rhymney Valley, Pontypridd, Treorchy, che rimandano a una delle tante ironie del Galles dove, accanto a una lingua e a paesaggi bellissimi, tra i laghi e le montagne dai nomi magici, si nascondono sacche di disoccupazione e di miseria. Uno scenario che non è cambiato molto neanche dopo l'istituzione dell'Assemblea nazionale del Galles, ovvero della devolution, che ha comunque prodotto una rinascita della lingua, della musica e dell'identità gallese. Quella di Rachel Trezise si inserisce quindi nell'attuale vivace produzione letteraria e musicale gallese, assieme ad altri giovani autori come Tristan Hughes, Owen Sheers, John Williams e Niall Griffiths.
In questo complesso e contraddittorio contesto, si muovono i protagonisti dei racconti, poco più che adolescenti ma già segnati da esperienze che ne hanno minato la giovinezza. Ognuno di loro, a suo modo, è alla ricerca di un'identità, di un'alternativa, di una possibilità di fuga. Per alcuni questo percorso passa attraverso l'autodistruzione, per altri nelle inattese risorse dell'amicizia, del rapporto con gli altri. Storie di giovani che cercano di liberarsi dai tentacoli di famiglie disfunzionali, di matrimoni senza speranza, per reinventare un nuovo concetto di famiglia, che può manifestarsi in mille versioni e varianti diverse: nuovi microcosmi alternativi, come nel caso del racconto L'Officina. In questi frammenti di Bildungsromanen marginali, gli stupefacenti, il sesso occasionale, l'alcol sembrano infine rappresentare inevitabili stazioni di un percorso necessario: "Da giovane – ci ha dichiarato la scrittrice – pensi che, per trovare il tuo vero io, sia necessario ribellarsi ai principi che ti hanno inculcato i genitori; in seguito scopri che non sei poi così diverso da loro: in fondo siamo tutti prigionieri di quella che chiamiamo la condizione umana. È un meccanismo che si applica anche nel mondo dell'arte. Molti artisti dicono di aver frequentato l'accademia per imparare a conoscere le regole perché soltanto così avrebbero saputo come romperle. Per creare un'opera d'arte, devi prima sapere come si fa a distruggerne una".
Peculiare che – in questa ricerca di mete sicure di fuga – un approdo sia spesso rappresentato dai caffè gestiti da italiani, emigrati nel Galles negli anni cinquanta, come appare ad esempio nel bel racconto Puzzle, dove l'impatto con una cultura lontana ed esotica come quella mediterranea sembra offrire alla protagonista della storia una promessa di felicità. L'autrice racconta che in effetti: "Nel Galles c'è una grande comunità italiana. Ogni centro abitato ha uno o più caffè gestiti da italiani. Prima del loro arrivo nei piccoli centri non esistevano questi locali. Il caffè è diventato il luogo della socializzazione, un posto accogliente dove vengono servite bevande calde e qualcosa da mangiare. Erano il ritrovo dove adolescenti e giovani potevano ascoltare musica e parlare lontano dai genitori. Gli abitanti delle valli hanno sempre guardato agli italiani con affetto e gratitudine".
La dimensione epifanica di queste short stories, la sospensione del giudizio e dell'azione che le caratterizza hanno spinto diversi critici a paragonarle a Gente di Dublino di James Joyce. Nell'economia della narrazione l'autrice fa inoltre ampio uso di allusioni ai classici, come a Shakespeare, ma soprattutto alla cultura popolare, in particolare alla scena musicale locale e a quella televisiva. Infatti ci fa notare Rachel Trezise: "Quella veicolata dalla televisione è l'unico tipo di cultura che raggiunge le aree più povere del Galles. In zone come le valli minerarie ancora oggi può essere difficile trovare in edicola quotidiani a larga diffusione. La gente non guadagna a sufficienza per potersi permettere di andare a teatro o all'opera e molto spesso non ha nemmeno studiato abbastanza per poterlo desiderare. Nella Rhondda Valley (72.000 abitanti), dove vivo, ci sono un solo ristorante, due cinema e un sala concerti. Non ci sono musei o gallerie d'arte. L'arte è considerata dai più come qualcosa che riguarda altra gente, cioè la classe media". Con umiltà e determinazione, Rachel si è riscattata da un passato di sofferenza e da un'esistenza senza prospettive. I suoi ideali letterari sono al di là dell'oceano, guarda a Toni Morrison e ad Annie Proulx, e ogni giorno lavora con metodo alla sua scrivania, tenacemente, fino a quando l'ultimo fantasma non verrà esorcizzato.
Elisabetta d'Erme

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Conosci l'autore

Rachel Trezise

1978, Cwmparc

Rachel Trezise è nata nella Rhonda Valley in Galles nel 1978. Le sue opere ricevono buone recensioni dalla critica e nel 2006 con Fresh Apples vince il Dylan Thomas prize, il più prestigioso premio per scrittori di lingua inglese sotto i trent'anni.In Italia sono stati pubblicati: La mia pelle sporca (Einaudi 2004), Giostre, puzzle e altre storie (Beit 2008).

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