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Anno edizione: 1989
Anno edizione: 1994
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È vecchio, malato, astioso e incattivito dalla vita, ma soprattutto dalla morte che si avvicina; il rumore dei suoi pensieri è un borborigmo della mente senza tregua: «La vecchiaia è un errore, un malinteso tra il corpo e lo spirito, tra il corpo il tempo. È un tradimento del tempo, un brutto colpo preparato poco per volta dall'innavertenza degli uni, la violenza degli altri, dall'amnesia di noi stessi, e dalla passione per le proprie radici e la propria origine.» È il momento della resa dei conti, di raccogliere quello che si è seminato, e da quello che si è seminato la risultante può essere paura, rabbia, rancore, solitudine e tristezza che strozzano il fiato e obnubilano la mente; una gran brutta compagnia per tutte le età, ma soprattutto per la vecchiaia. D'altra parte, se sei stato nemico di tutti per tutta la vita, non puoi pretendere che quelli che hai maltrattato sciamino empatici e supportivi al tuo capezzale a coccolarti nella tua agonia, e la cosa più onesta e coerente che puoi fare, è tirare fuori tutto il coraggio che ti è rimasto e continuare a fare il nemico di tutti fino in fondo, fino alla fine. E tutto torna su come un rigurgito acido che neanche il ricordo delle rare, dolci carezze riescono a diluire. Forse meglio leggerlo da giovani, questo libro scritto magnificamente, ma spietato nella sua crudezza di un fine vita a cui il protagonista arriva mal preparato, mal disposto e con livore esponenziale. D'altronde vivere a lungo non è garanzia o sinonimo né di saggezza né di preparazione mentale e spirituale all'ultimo miglio con sufficiente accettazione e serenità. Gran finale onirico!
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