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In chiave strettamente personale, Antonio Motta racconta come fin dagli anni settanta cercò contatti con Leonardo Sciascia, li ottenne e li coltivò attraverso scambi epistolari, visite allo scrittore a Roma e in Sicilia, e perfino coinvolgendolo in un viaggio nella propria terra, il Gargano. Personali sono l'impronta emotiva della trattazione e la costante aura idealizzata in cui Motta presenta lo scrittore, e che deriva dal riconoscergli paternità intellettuale. È inoltre personale il fatto di considerare scontata la conoscenza di luoghi e persone; il che porta l'autore a non esplicare, e a conseguente oscurità. Un esempio per tutti è il più volte menzionato volume La verità, l'aspra verità, curato da Motta nel 1985 per l'editore Lacaita, e citato in ogni bibliografia sciasciana, del quale non viene specificato che consiste in una scelta ampia di recensioni e saggi sull'opera di Sciascia con bibliografia esaustiva. È infine personale l'uso stesso della lingua, laddove l'autore indulge a un tono retorico o a un lessico ricercato o a qualche vezzo colto. Un volume sostanzialmente autobiografico, utile a sua volta al biografo di Sciascia, che si gioverà della descrizione di incontri con lo scrittore e con artisti d'area romana, e in particolare della cronaca del viaggio di Sciascia in Gargano nel 1986 (già affidata a un volumetto per cura dello stesso Motta - Leonardo Sciascia a San Marco in Lamis, Lacaita, 1987). Un buon terzo del presente libro è occupato dal resoconto del viaggio e soprattutto dell'incontro fra Sciascia e il pubblico del luogo, alle cui domande lo scrittore rispose con semplicità impagabile ed esposizione pragmatica, mai smodata neppure di fronte a qualche impennata di matrice cattolica rispetto alla sua dichiarata laicità.
Cosma Siani
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