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recensione di Papuzzi, A., L'Indice 1998, n. 6
Nella produzione editoriale di lingua inglese non è difficile trovare buone antologie di scritti giornalistici che mettano a disposizione di studiosi e studenti, o anche comuni lettori semplicemente appassionati di giornalismo, la materia viva che dà forma alla storia e ai modelli del linguaggio giornalistico. Questa non può invece essere una tradizione italiana, perché da noi le ricerche sul linguaggio giornalistico sono una produzione recente, essendo prevalsi gli studi storiografici sul sistema dell'informazione.
Terzo volume di una collana curata dalla Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia (dopo La scrittura giornalistica di Franco Franchini e In diretta da... Le radiocronache sportive a cura di Mario Giobbe) questa antologia di testi giornalistici italiani colma dunque un vuoto e consente di farsi una prima idea di tecniche, stili, mode e modelli senza faticose ricerche d'archivio (o comunque favorisce le ricerche stesse). Inoltre traccia, nelle sue pieghe, una informe storia della stampa italiana, o meglio degli uomini che l'hanno rappresentata, dagli inizi del secolo ai nostri giorni. I giornalisti antologizzati sono cinquantaquattro. Da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao, che diedero vita con "Il Mattino" di Napoli, al giornalismo moschettiere, cioè impegnato e schierato nelle battaglie politiche e culturali (nel loro caso quella meridionalista), a Luigi Albertini, il direttore che fece del "Corriere della Sera" il numero uno dei quotidiani italiani, portandolo da circa centomila copie a mezzo milione, esponente e apologista di un'informazione anglosassone.
Al primo filone appartengono figure come Guglielmo Giannini, Giovanni Guareschi, Leo Longanesi, nel secondo rientrano invece uomini come Luigi Barzini, Arrigo Benedetti, Vittorio Gorresio. La scelta ha giustamente escluso i viventi (evitando così antipatiche polemiche), per il resto è sufficientemente ed efficacemente articolata, nel senso che cerca di dare spazio sia a diversi ruoli giornalistici sia a differenti collocazioni politiche. Nella selezione curata da Eugenio Marcucci, giornalista Rai dal 1960, vicedirettore di Gr2 e Televideo, autore dei brevi ritratti che precedono i brani antologizzati, ci sono i grandi direttori come i grandi inviati, ma anche i silenziosi protagonisti di un impeccabile ambito cronistico (Egisto Corradi) e persino i cosiddetti uomini di macchina, quelli che agiscono dietro le quinte (Michele Mottola). Ci sono naturalmente gli autori di reportage che hanno fatto la storia del giornalismo (Dino Buzzati o Curzio Malaparte), gli sferzanti corsivisti (Mario Melloni, alias Fortebraccio), i cronisti sportivi dall'immaginifico linguaggio (Gianni Brera), gli esemplari difensori della dignità giornalistica (Carlo Casalegno). Qualche assenza si giustifica con la necessità di operare una selezione. L'unico appunto è una certa disattenzione per le firme che hanno caratterizzato l'informazione di militanza comunista, penso ad esempio ad Alberto Jacoviello.
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